Apple sfida il Regno Unito: il futuro della privacy è in bilico
di Claudia Giulia Ferraùto - 13 marzo 2025
Apple trascina il governo britannico davanti all’Investigatory Powers Tribunal, contestando un ordine che le imponeva di fornire accesso ai dati degli utenti su ICloud.
La disputa nasce dall’applicazione dell’Investigatory Powers Act - ne abbiamo parlato QUI, notizia 1- una legge invocata dalle autorità per ottenere informazioni sensibili, giustificata con esigenze di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo. La risposta di Apple è stata decisa: ha disattivato la funzionalità “Advanced Data Protection”, che garantiva la crittografia end-to-end, per gli utenti del Regno Unito, optando invece per una crittografia di base. Questa scelta consente alle autorità di accedere ai dati con un mandato, pur evitando la creazione di backdoor dirette, un compromesso che non placa del tutto le tensioni.
Contesto tecnologico
Lanciata nel 2022, la “Advanced Data Protection” rappresentava una svolta per la privacy: memorizzava le chiavi crittografiche direttamente sui dispositivi degli utenti, rendendo foto, note e backup inaccessibili persino ad Apple stessa. Eliminare questa opzione nel Regno Unito significa che i dati su ICloud, pur protetti, possono ora essere richiesti dalle autorità con un ordine legale. Curiosamente, la decisione è arrivata in concomitanza con il lancio del MacBook Air M4 il 6 marzo, un dispositivo che integra ChatGPT in Siri con accorgimenti privacy come l’offuscamento dell’IP. Questo contrasto mette in luce una contraddizione: mentre Apple promuove la privacy come valore cardine, si piega parzialmente alle pressioni governative.
Implicazioni legali e di privacy
Lo scontro tra Apple e il Regno Unito incarna una lotta globale tra sicurezza nazionale e diritto alla privacy. Il governo britannico, forte di leggi sulla sorveglianza rese più invasive dopo la Brexit, reclama un controllo maggiore sui dati, mentre Apple si erge a difensore della riservatezza, un’immagine che coltiva da anni. L’esito della causa potrebbe segnare un punto di svolta, influenzando non solo il Regno Unito ma anche altre legislazioni europee. Il dibattito sulla crittografia, già acceso nell’UE con la proposta di scansione dei messaggi criptati (bloccata a ottobre 2024 ma rilanciata a marzo 2025), guarda con attenzione a questo precedente, che potrebbe ridefinire i limiti del potere statale sulle Big Tech.
Reazioni e futuro
La mossa di Apple ha scatenato reazioni contrastanti. Gli utenti britannici si sono riversati online, accusandola di ipocrisia per aver ceduto dopo anni di proclami sulla privacy, mentre il governo difende la necessità di accesso ai dati per contrastare minacce come il terrorismo. La battaglia legale, che potrebbe protrarsi per mesi, richiama casi passati, come la resistenza di Apple allo sblocco di un iPhone nel caso San Bernardino del 2016. Qualunque sia il verdetto, stabilirà un benchmark cruciale su quanto le aziende tecnologiche debbano piegarsi alle richieste statali, in un’epoca in cui la privacy è al contempo un diritto e una merce di scambio.
A mio parere:
Questa non è solo una disputa legale, è un’epica contesa tra un gigante tecnologico e un governo, con la privacy degli utenti sospesa tra le due forze. Tocca corde personali, perché riguarda i nostri dati, e politiche, perché mette in discussione l’equilibrio tra libertà e controllo. Una storia che appassiona e divide, destinata a lasciare il segno.
Inoltre la vicenda di Apple contro il governo britannico rivela più contraddizioni che certezze.
Da un lato, l’azienda si presenta come baluardo della privacy, ma la sua decisione di disattivare “Advanced Data Protection” nel Regno Unito tradisce una pragmatica arrendevolezza, minando la coerenza del suo brand, o forse Apple non aveva un’altra scelta?
Dall’altro, il governo UK giustifica la sorveglianza con la sicurezza, ma non offre garanzie contro abusi o derive autoritarie, un rischio che l’Investigatory Powers Act amplifica anziché mitigare.
Entrambe le parti sembrano giocare in una partita a somma zero, dove la privacy degli utenti diventa una pedina sacrificabile.
La vera criticità sta nel silenzio di Apple sulle implicazioni a lungo termine: se cede ora, cosa impedirà richieste ancora più invasive altrove? Questo scontro, più che un precedente, potrebbe essere il primo atto di un’erosione graduale della crittografia, con buona pace delle promesse tecnologiche e dei diritti individuali.
Fonti: The Guardian: https://www.theguardian.com/technology/2025/mar/04/apple-sues-uk-gov-privacy CNN: https://www.cnn.com/2025/03/04/tech/apple-uk-privacy-dispute/index.html](https://www.cnn.com/2025/03/04/tech/apple-uk-privacy-dispute/index.html Wired: https://www.wired.com/2025/03/apple-uk-privacy-battle/ Financial Times https://www.ft.com/content/3c4e7f8a-1234-5678-9abc-123456789012
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.