Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
Questa settimana parliamo del libro dal titolo “Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity.” di Daron Acemoglu e Simon Johnson (Hachette Book Group, 2023)
Scritto da due eminenti economisti del Massachusetts Institute of Technology (MIT), questo testo analizza il complesso intreccio tra tecnologia, potere e prosperità nell’arco di un millennio.
Acemoglu e Johnson sostengono - e concordo per ovvie ragioni - che la tecnologia non sia intrinsecamente neutrale: il suo impatto sulla società dipende da come viene gestita e da chi ne trae beneficio.
Attraverso un’analisi storica dettagliata, gli autori mostrano come l’innovazione tecnologica abbia spesso avvantaggiato élite ristrette, accumulando potere e ricchezza, piuttosto che migliorare le condizioni di vita della maggioranza. Propongono, quindi, che una distribuzione più equa dei benefici tecnologici richieda interventi politici e istituzionali consapevoli.
Pillole del libro:
• Il libro traccia l’evoluzione tecnologica millenaria dall’epoca medievale, con l’introduzione della stampa, fino all’era digitale, evidenziando come ogni progresso abbia generato sia vincitori che vinti.
• Critica al tecno-ottimismo. Gli autori sfidano l’idea che la tecnologia risolva automaticamente i problemi sociali, mostrando casi in cui ha amplificato le disuguaglianze, come durante la Rivoluzione Industriale o nell’automazione moderna.
• Gli autori suggeriscono politiche per orientare la tecnologia verso il bene comune, come regolamentazioni più severe e investimenti in educazione e welfare.
Gli autori:
• Daron Acemoglu: nato a Istanbul nel 1967 da genitori armeni, Acemoglu ha conseguito la laurea presso l’Università di York e il dottorato alla London School of Economics. Dal 1993 insegna al MIT, dove è stato nominato Institute Professor nel 2019. È noto per le sue ricerche sulla politica economica e per il libro “Why Nations Fail” (co-scritto con James A. Robinson), che esplora come le istituzioni influenzino la prosperità delle nazioni. Nel 2024, ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia insieme a Simon Johnson e James A. Robinson per i loro studi su come le istituzioni influenzano il benessere economico.
• Simon Johnson: nato nel 1963 nel Regno Unito, Johnson è professore al MIT, specializzato in economia internazionale e finanza. Ha lavorato presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ed è un commentatore frequente su questioni economiche globali. Insieme ad Acemoglu e Robinson, ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia nel 2024 per le loro ricerche sull’impatto delle istituzioni sulla prosperità delle nazioni.
Critiche e analisi sul libro:
Elogiato per la sua ampiezza storica e per la capacità di collegare eventi passati a sfide attuali, come l’ascesa delle grandi aziende tecnologiche e l’automazione, questo libro è stato definito un “must-read” da figure come Paul Krugman, che ne ha apprezzato l’analisi delle disuguaglianze tecnologiche. La sua rilevanza è stata sottolineata nel contesto delle politiche del 2025, specialmente nei dibattiti su regolamentazioni dell’intelligenza artificiale e digitalizzazione sotto l’amministrazione Trump.
Alcuni accademici hanno sostenuto che l’analisi dei due eminenti autori, è forse troppo generalizzata, con il rischio di semplificare dinamiche complesse, senza distinguere tra tecnologie specifiche e i loro contesti socio-politici. Altri critici hanno notato una certa mancanza di soluzioni concrete: gli autori propongono un ruolo attivo dello Stato, ma non dettagliano pienamente come implementare tali politiche in un mondo globalizzato.
A mio parere:
“Power and Progress” invita a riflettere sul doppio volto della tecnologia, celebrandone il potenziale ma mettendo in guardia contro i rischi di una gestione miope. Gli autori, con il loro prestigio accademico, ci portano a riconsiderare l’idea tecno-ottimista che vede la tecnologia come una ineluttabile forza positiva per la società. E nel farlo ci offrono un quadro potente e a tratti inquietante: ogni grande innovazione, dalla stampa alla digitalizzazione, ha avuto un lato oscuro, dove il progresso tecnologico ha favorito solo chi già deteneva potere, amplificando le disuguaglianze.
Ma ciò che rende il libro davvero provocatorio non è solo la denuncia, ma la proposta di una vera e propria “rivoluzione politica” per ridistribuire i benefici tecnologici. Il libro invita a riprendere il controllo, suggerendo che è nelle mani della politica e delle istituzioni il compito di guidare l’innovazione verso un futuro che non lasci indietro milioni di persone.
In un’epoca in cui la tecnologia sembra ormai scollegata dalle necessità sociali, “Power and Progress” ci ricorda che il progresso deve essere, prima di tutto, un progresso per tutti.
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.