Intelligenza artificiale e potere militare: il cammino di Palantir dal consorzio alla Nato - III settimana di mese 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 17 APRILE 2025
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Intelligenza artificiale e potere militare: il cammino di Palantir dal consorzio alla Nato
Il 22 dicembre 2024, un annuncio ha acceso i riflettori sul mondo della tecnologia della difesa: Palantir e Anduril, due giganti del settore, erano entrate in trattative con 12 aziende – tra cui SpaceX di Elon Musk, OpenAI, Saronic e Scale AI – per formare un consorzio ambizioso. L’obiettivo? Competere per una fetta del budget della difesa statunitense, stimato in 850 miliardi di dollari. Questa mossa, riportata dal Financial Times, segnalava un’alleanza tra innovatori della Silicon Valley e contractor militari, pronta a ridefinire il panorama della sicurezza globale.
Oggi, quasi quattro mesi dopo, si è aperto un nuovo capitolo: la Nato ha acquisito un sistema militare potenziato dall’intelligenza artificiale sviluppato da Palantir.
L’azienda guidata da Peter Thiel, noto sostenitore di Donald Trump e con legami consolidati con il Pentagono. Questi due eventi, intrecciati da una visione strategica comune, delineano l’ascesa di Palantir come protagonista nella guerra digitale su scala globale.
Tornando al consorzio del dicembre 2024, l’iniziativa rifletteva una risposta alle crescenti tensioni geopolitiche, dalle guerre in Ucraina al Medio Oriente, fino alla competizione con la Cina. Le aziende coinvolte portavano competenze complementari: SpaceX con le sue capacità satellitari, OpenAI con l’IA generativa, e Scale AI con l’elaborazione dati, tutte unite per offrire al governo statunitense soluzioni all’avanguardia.
Il Financial Times aveva allora previsto che il consorzio potesse spostare miliardi di dollari verso la Silicon Valley, sfruttando tecnologie già testate in scenari di conflitto. Questo contesto ha gettato le basi per il passo successivo di Palantir, culminato nell’acquisizione da parte della Nato del Maven Smart System (MSS Nato), una versione avanzata del software che integra intelligenza generativa, machine learning e modelli linguistici per supportare i comandanti sul campo.
L’annuncio del 14 aprile 2025 ha sorpreso per la velocità dell’operazione: sei mesi per finalizzare il contratto, con l’obiettivo di renderlo operativo entro 30 giorni. Secondo il Financial Times, il sistema permette a 20-50 soldati di analizzare dati complessi che un tempo richiedevano centinaia di persone, un vantaggio cruciale in conflitti moderni. Reuters ha collegato questa mossa all’urgenza strategica dell’alleanza, accentuata dalle minacce di Trump di ridurre il sostegno americano, spingendo l’Europa a investire in tecnologie autonome.
L’esperienza di Palantir con partner come OpenAI, già parte del consorzio, sembra aver influenzato lo sviluppo di MSS Nato, che utilizza capacità di fusione dati dimostrate in Ucraina, dove immagini satellitari e intelligence sul campo sono state integrate con successo.
Non mancano, le ombre. The Verge ha sollevato interrogativi etici, ricordando il ritiro di Google dal Progetto Maven nel 2018 per proteste interne sull’uso dell’IA in guerra. Con Thiel al timone e legami politici controversi, Palantir potrebbe affrontare critiche simili, soprattutto considerando la collaborazione con aziende innovative che hanno attirato l’attenzione globale nel consorzio del 2024. Shon Manasco, senior counselor di Palantir, ha difeso l’iniziativa come un “supporto al deterrence”, ma il dibattito sulla militarizzazione dell’IA resta aperto. Defense News, dal canto suo, ha elogiato la rapidità dell’acquisizione e il potenziale operativo di MSS Nato, pur avvertendo che la dipendenza da un unico fornitore - rafforzata dai partner del consorzio - potrebbe creare vulnerabilità, suggerendo a Nato di diversificare le fonti, magari includendo soluzioni come l’alternativa francese Artemis.
Mentre la Nato cerca di rafforzarsi e il consorzio continua a plasmare il futuro della difesa, le implicazioni di questa traiettoria saranno al centro del dibattito per anni, in un mondo dove la tecnologia decide non solo chi vince, ma anche chi sopravvive.
A mio parere
Il filo conduttore tra questi eventi è chiaro: Palantir sta costruendo un impero tecnologico-militare, radicato nel consorzio del 2024 e consolidato con l’accordo Nato del 2025. Con un’espansione globale, l’azienda si posiziona al centro di un equilibrio delicato tra innovazione, geopolitica ed etica.
L’espansione di Palantir nel settore militare, potenziata dall’IA, solleva molti dilemmi non solo etici, ma soprattutto geopolitici e di governance, sulla militarizzazione tecnologica.
La concentrazione di tanto potere nelle mani di in un unico attore rischia di compromettere la sovranità degli alleati, e l’assenza di un dibattito in tal senso -sui rischi di escalation bellica - è preoccupante.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.