L’Intelligenza Artificiale nel Giornalismo: Il Caso de Il Foglio AI (e non solo) - I settimana di Aprile 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - data 2025
Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
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Stasera ci sentiamo su Twitter X per l’incontro del ciclo “Newsletter & Chip(s)” - l’ospite della serata sarà il Marco Pratellesi vicedirettore di Oggi, con cui parleremo dell’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sul giornalismo, offrendo una prospettiva equilibrata tra opportunità e sfide.
L’Intelligenza Artificiale nel Giornalismo: Il Caso de Il Foglio AI (e non solo)
Da due settimane, Il Foglio Quotidiano, sotto la guida di Claudio Cerasa, sta conducendo un esperimento affascinante: dal 18 marzo 2025, per un mese, quattro pagine del giornale -22 articoli e 3 editoriali – sono scritte interamente dall’intelligenza artificiale. Non è solo una provocazione: è un passo che scuote il silenzio italiano su una tecnologia già adottata con cura altrove. Pensiamo all’Associated Press, che dal 2014 usa l’IA per report finanziari, o alle redazioni che la impiegano per traduzioni, trascrizioni e analisi delle preferenze dei lettori. L’IA sta trasformando il modo in cui le notizie vengono raccolte, diffuse e personalizzate. All’estero, testate come il New York Times ne regolano l’uso con linee guida etiche, affidando ai giornalisti la supervisione finale.
Pina Debbi, vicedirettrice del TG La7 e dottoranda in Learning Sciences, lo ha spiegato bene in un suo post su LinkedIn: “Provocazione o gioco irriverente? Di fatto, rompe il silenzio, in Italia, su una tecnologia che, in molte redazioni del mondo, viene già utilizzata con grande attenzione e diverse declinazioni: traduzioni e trascrizioni video, generazione automatica di notizie ripetitive (Associated Press è stata la prima, con i report finanziari nel 2014, seguita da Reuters e Bloomberg e Ansa, considerando l’IA non generativa). L’IA è impiegata anche per tutte quelle attività di back-end necessarie a comprendere le preferenze dei lettori ed è destinata a cambiare profondamente le modalità di raccolta, diffusione e personalizzazione di notizie e commenti. Fuori dall’Italia, i processi di utilizzo sono ben regolati da linee guida etiche e redazionali. Anche il New York Times ha fissato paletti rigidi e, come tutti gli altri media mainstream, attribuisce al giornalista la responsabilità di supervisione e pubblicazione di ogni contenuto in cui sia intervenuta la tecnologia. L’impatto dell’IA nel giornalismo è oggetto del mio dottorato di ricerca: in questo anno e mezzo di studio, frequentando corsi, seminari, conferenze e analizzando la letteratura scientifica, mi sono resa conto che l’Italia rappresenta un enigma. Permane la paura della sostituzione invece che della collaborazione e, tra sindacato ed editori, sembra esserci un patto di non aggressione silenzioso, in attesa del rinnovo del contratto. Non apprezzo la contrapposizione uomo-macchina. Il passato ci insegna che la tecnologia porta con sé l’ambiguità platoniana espressa nel Fedro: può essere rimedio o veleno. La scrittura ha reso eterno il contenuto di un libro e ha indebolito la memoria umana. Sostengo - con un riscontro via via crescente nei dati - che la collaborazione con l’IA, nel giornalismo, può rafforzare le capacità di un professionista, nel rispetto delle regole etiche e della linea editoriale. La mia ottica non è quella di aumentare la produttività: già oggi i colleghi più fragili contrattualmente sono i nuovi operai delle notizie in una catena di montaggio, i Chaplin di Tempi Moderni. Con un approccio critico e conversazionale, la Gen AI può invece aiutare il giornalista, che possiede già un notevole capitale culturale di base, ad approfondire, migliorare l’efficienza e la qualità dei suoi articoli, continuando a verificare, essere accurati e responsabili, anche con l’aiuto delle macchine. Il tema vero è recuperare la fiducia dei lettori. Quanto a Il Foglio, non conosco il protocollo, tutto molto scorrevole, strutture chiare, articoli sviluppati in modo logico, mancanti a volte di particolari e contesto e con qualche errore di troppo.”
Concordo con Debbi: l’Italia è un enigma, e l’esperimento de Il Foglio AI lo dimostra.
Non si tratta di produrre di più, ma di usare l’IA per potenziare il giornalismo senza sacrificare la sua essenza.
Già a gennaio 2025, prima di questo esperimento, Marco Pratellesi, vicedirettore di Oggi, in un’intervista
anticipava questa visione: “L’IA è utile per compiti ripetitivi, come resoconti sportivi o meteo, liberando i giornalisti per inchieste e analisi. Ma il valore aggiunto resta umano: interpretare, contestualizzare, narrare. Serve una buona formazione per usarla come strumento, non come sostituto, con regole etiche e supervisione.”
La sua idea si può misurare oggi con le criticità volutamente emerse grazie a Il Foglio.
Cerasa infatti ha introdotto l’iniziativa sottolineando che si tratta del “primo quotidiano al mondo realizzato con l’IA”, un esperimento che va oltre l’uso dell’IA per compiti specifici, come la scrittura di singoli articoli, e che coinvolge l’intero processo editoriale, dalla scelta dei temi alla stesura dei testi, inclusi titoli e sommari. Il direttore stesso ne ha spiegato il funzionamento: i giornalisti della redazione non scrivono, ma interagiscono con l’IA ponendo domande o dando input, e l’algoritmo produce i contenuti. L’obiettivo, dice, è testare i limiti e le potenzialità dell’IA nel giornalismo, trasformandola da un’ipotesi astratta a una realtà concreta. “Vogliamo vedere cosa succede quando lasciamo all’IA il timone,” afferma, aggiungendo che il progetto serve anche a capire come questa tecnologia possa cambiare il mestiere del giornalista.
Cerasa descrive poi il tono di Il Foglio AI come “più ottimista” rispetto al giornale tradizionale, con un tocco di ironia e una volontà di sorprendere i lettori, a volte entrando in polemica con la linea editoriale classica de Il Foglio. Cita il claim dell’iniziativa: “un altro Foglio fatto con intelligenza”, giocando sul doppio senso di “intelligenza” (artificiale e umana). Sottolinea che l’esperimento non è solo una provocazione, ma un modo per esplorare il futuro del giornalismo: alla fine del mese, la redazione analizzerà i risultati per trarre lezioni su come l’IA influisce sul lavoro e sul prodotto editoriale. Conclude con una nota personale, dicendo che Il Foglio AI è anche un modo per “divertirsi” e “sfidare le convenzioni”, invitando i lettori a scoprire questo “nuovo giornale” e a riflettere sul ruolo della tecnologia nella narrazione della realtà. In sintesi, Cerasa presenta Il Foglio AI come un esperimento pionieristico, curioso e ambizioso, che unisce innovazione tecnologica a una riflessione profonda sul giornalismo contemporaneo.
L’iniziativa de Il Foglio ha avuto l’ulteriore pregio di ottenere una eco globale: dal Guardian, alla BBC, e poi Reuters, il Washington Post, il New York Times, mentre CNN, Politico, Gizmodo e Poynter ne hanno discusso implicazioni. In Europa, El País ha offerto una chiave filosofica, Der Spiegel e Frankfurter Allgemeine Zeitung hanno sondato il confine tra tecnica e cultura, e in Francia Le Figaro, Le Monde e Le Point hanno mescolato ammirazione e dubbi. In Italia, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore ne hanno colto l’impatto.
Cerasa ha sfidato l’idea della carta come “trincea umana”, aprendo con trasparenza un dibattito necessario sull’ autenticità e i doveri del giornalismo quando si opera in un terreno fragile e ammiccante come quello dell’Intelligenza artificiale generativa.
L'esperimento tra l’altro arriva mentre le organizzazioni giornalistiche di tutto il mondo si confrontano sul modo in cui l'IA dovrebbe essere distribuita.
All'inizio di questo mese infatti, il Guardian ha riferito che BBC News sta progettando di utilizzare l'IA per offrire al pubblico contenuti più personalizzati e che per questo scopo creerà un dipartimento di intelligenza artificiale interno dedicato.
Oggi, analizzando Il Foglio AI, dopo due settimane, i primi rilievi mostrano articoli chiari e logici, con alcune lacune di contesto, dettagli, e sporadici errori (nomi, date). La forma è spesso brillante, ma si sente la mancanza della profondità e della verifica umana.
E ora? L’IA potrebbe entrare nelle redazioni italiane con regole chiare - che scatteranno a breve grazie al nuovo Codice Deontologico (1° giugno 2025) - almeno per quanto riguarda l’obbligo di dichiararne l’uso. Basterà?
A mio parere
Il Foglio AI è un gesto audace, che presenta delle naturali imperfezioni. Gli errori, nomi sbagliati, date imprecise, sollevano dubbi sulla credibilità di notizie interamente generata dall’AI. Ma chiunque abbia usato una chatbot negli ultimi tre anni, questo lo sapeva già. Ma questi limiti, messi in luce dall’esperimento giornalistico, portano altre domande: può un algoritmo cogliere la complessità del reale, l’ironia, il giudizio? Sicuramente può replicarne alcuni esempi, il che non significa però capire l’ironia o saper ponderare un giudizio, avere quindi coscienza. Ma questo è un dibattito aperto.
E inoltre si (ri) apre un tema a me caro - trattato nel libro sull’AI pubblicato per Bollati - e sempre attuale: chi risponde degli sbagli, il direttore Cerasa o la “macchina”? L’Italia potrebbe cogliere questa avventura aperta da IlFoglio per riflettere su un modello etico, evitando di ridurre così l’IA a una mera (e inesatta) scorciatoia. La sfida è culturale: educare l’IA a pensare da giornalista, da un lato, e educare il giornalismo al un nuovo indiscutibile potenziale che l’AI offre, cogliendone però i limiti.
QUI DI SEGUITO TROVATE TUTTI E 5 GLI APPROFONDIMENTI
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.