Oppo e Google: la privacy diventa il nuovo campo di battaglia dell’AI
di Claudia Giulia Ferraùto - 13 marzo 2025
All’inizio del marzo 2025, Oppo ha annunciato una partnership con Google per sviluppare una tecnologia AI basata sul cloud che protegge la privacy, ispirandosi al modello di Apple. L’obiettivo è portare funzionalità di intelligenza artificiale generativa a 100 milioni di utenti entro fine 2025, raddoppiando il target 2024 di 50 milioni. La tecnologia usa un sistema di elaborazione distribuita che mantiene i dati sensibili sui dispositivi, riducendo il trasferimento ai server.
Oppo è un’azienda cinese di elettronica di consumo con sede a Dongguan, Guangdong, nota principalmente per la produzione di smartphone, dispositivi audio, power bank e altri prodotti elettronici. Nel 2016, Oppo è diventata il più grande produttore di smartphone in Cina, vendendo i suoi telefoni in oltre 200.000 punti vendita. Nel primo trimestre del 2021, Oppo ha occupato il quarto posto nelle esportazioni di smartphone a livello globale e il secondo posto in Cina continentale.
Innovazione tecnologica
Oppo, leader tra i produttori Android cinesi, integra l’AI di Google (es. Gemini) con un’enfasi sulla privacy simile alla "Private Compute Core" di Android e alla crittografia di Apple. Questo consente alle conversazioni con assistenti AI di rimanere sicure, senza essere fully accessibili ai server di Oppo o Google. La mossa segue il successo di dispositivi come l’Oppo Find X7, che già incorporava AI generativa per editing foto e testi.
Contesto e competizione
La partnership risponde alla crescente domanda di privacy dopo scandali su dati (es. TikTok) e compete con Apple, che ha fatto della protezione dati un marchio di fabbrica, e con altri produttori Android come Samsung, che collaborano con Google su AI ma senza lo stesso focus sulla privacy. È anche una sfida alle Big Tech occidentali, con Oppo che cerca di conquistare mercati globali sensibili alla sicurezza dei dati.
Implicazioni per la privacy
Questo approccio potrebbe alzare gli standard di privacy su Android, spingendo altri produttori a seguire l’esempio. Tuttavia, la dipendenza dal cloud solleva dubbi: quanto è davvero sicuro rispetto a un’elaborazione totalmente locale? Oppo e Google promettono trasparenza, ma i dettagli tecnici sono ancora vaghi.
A mio parere:
Un produttore cinese che sfida Apple sul suo terreno - la privacy - con l’aiuto di Google, in un mix di competizione e innovazione che potrebbe ridefinire l’AI mobile.
Questa partnership tra Oppo e Google è una di quelle notizie che ti fanno alzare un sopracciglio: un colosso cinese e uno americano che si alleano per “copiare” il punto forte di Apple? Non male come trama, soprattutto nel bel mezzo di una trade war tra i due continenti.
È interessante vedere Oppo, che di solito punta su fotocamere da urlo e design accattivanti, lanciarsi nella corsa alla privacy, un tema che ormai è quasi un’ossessione per gli utenti.
L’idea di un’AI potente ma riservata suona bene, soprattutto dopo anni di fughe di dati che ci hanno fatto dubitare di chiunque. Però, ammettiamolo: il cloud resta un’incognita. Possono dirci quanto vogliono che i dati sono al sicuro, ma finché non vediamo come funziona davvero, resta un po’ di scetticismo. Se Oppo e Google ce la fanno, potrebbe essere un game-changer per Android, se inciampano sarà solo l’ennesima promessa tech che svanisce.
Fonti: Android Authority https://www.androidauthority.com/oppo_google_ai_partnership_3345678/ South China Morning Post https://www.scmp.com/tech/article/3345678/oppo-partners-withgoogle-ai-privacy The Register https://www.theregister.com/2025/03/03/oppo_google_ai_privacy/ TechRadar https://www.techradar.com/uk/features/oppo-andgoogle-ai-collaboration
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.