Dalle tariffe alla tecnologia: l’evoluzione della trade war - I settimana di maggio 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 8/9 maggio 2025
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Trade war: un conflitto globale per tecnologia e supremazia
La trade war, iniziata nel 2018 tra Stati Uniti e Cina, si è trasformata in una competizione economica e tecnologica che coinvolge Unione Europea, Regno Unito, Canada e Messico. Nel 2025, dazi record (145% USA, 125% Cina) e restrizioni tecnologiche hanno ridotto il commercio USA-Cina del 90%, alimentando rincari globali e rischi di recessione (PIL mondiale a +1,4% nel Q4 2025, secondo J.P. Morgan). L’incontro bilaterale USA-Cina a Zurigo previsto in queste ore (8-9 maggio 2025) e la possibile riduzione dei dazi USA al 50%, riportata dal New York Post, offrono spiragli di dialogo, ma l’incertezza domina. Al centro ci sono semiconduttori, intelligenza artificiale (AI) e data privacy, con implicazioni per l’innovazione e la governance globale.
Dalle tariffe alla tecnologia: l’evoluzione della trade war
Contesto storico e sviluppi: La trade war prende il via il 22 marzo 2018, quando l’amministrazione Trump impone dazi su 50 miliardi di dollari di beni cinesi, accusando Pechino di furto di proprietà intellettuale e pratiche commerciali sleali. La Cina risponde con tariffe su 110 miliardi di merci USA, innescando un’escalation che porta i dazi USA a coprire 250 miliardi di importazioni cinesi (al 25% nel 2019). Restrizioni mirate colpiscono Huawei, inserita nella lista nera USA per presunte minacce alla sicurezza nazionale, limitandone l’accesso a tecnologie come il 5G. L’accordo di “Fase Uno” del 2020, con promesse cinesi di acquisti per 200 miliardi di dollari, non raggiunge gli obiettivi. Sotto Biden, le restrizioni si intensificano: a dicembre 2024, l’export di chip avanzati verso 140 aziende cinesi viene bloccato, spingendo Pechino a rafforzare il piano Made in China 2025 per l’autosufficienza tecnologica (Intereconomics).
Nel 2025, il ritorno di Trump segna un nuovo picco. Ad aprile, dazi “reciproci” su 60 paesi vengono annunciati come “Liberation Day” tariffs, sospesi per 90 giorni per tutti tranne la Cina, dove le tariffe USA salgono al 125% (145% con misure anti-fentanyl), in risposta a dazi cinesi all’84%, poi alzati al 125%. Il conflitto si estende a Canada, Messico, UE e Regno Unito, alimentando incertezza globale. Il commercio USA-Cina crolla del 90%, con esenzioni limitate per semiconduttori e farmaci (Yahoo Finance). La Cina definisce le restrizioni USA “coercizione economica” (NBC News), intensificando la competizione tecnologica.
Situazione attuale: L’industria dei semiconduttori è in crisi: AMD prevede perdite di 1,5 miliardi di dollari, Nvidia subisce un calo di valore di mercato di 148 miliardi di dollari in un giorno per restrizioni sui chip H20 e sul processore Mi308, e il VanEck Semiconductor ETF scende del 12% (dati da confermare, CNBC). Huawei guida la risposta cinese, sviluppando piattaforme AI come CANN, alternative a TensorFlow e PyTorch, e collaborando con SMIC per produrre chip avanzati (Wilson Asset Management). Il settore medtech subisce rincari per la carenza di chip (MedTech Dive), mentre aziende cinesi come Deepseek e Alibaba sfidano i leader occidentali nell’AI. L’incontro USA-Cina a Zurigo (8-9 maggio 2025), tra Scott Bessent, Jamieson Greer e He Lifeng, e la possibile riduzione dei dazi al 50% (New York Post) offrono speranza, ma la sfiducia reciproca rende incerta una svolta. La pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina, favorisce un rimbalzo dell’S&P 500 del 9% (The New York Times), ma il rischio di recessione persiste (J.P. Morgan).
Il Peterson Institute for International Economics evidenzia che le catene di approvvigionamento globalizzate rendono il conflitto più complesso rispetto agli anni ’80. La trade war è una lotta per la supremazia tecnologica e geopolitica, con impatti su innovazione e stabilità economica globale.
A mio parere: La trade war rappresenta un paradosso strategico. Le politiche USA, volte a contenere la Cina, danneggiano le proprie aziende e accelerano l’autosufficienza cinese, come dimostra Huawei. La frammentazione delle supply chain rischia di isolare gli USA, mentre l’escalation tariffaria alimenta l’inflazione globale. L’incontro a Zurigo potrebbe aprire un dialogo, ma le divergenze ideologiche e geopolitiche rendono improbabile un accordo duraturo. Una competizione basata sull’innovazione, come suggerito da Jensen Huang, sarebbe preferibile, ma richiede un multilateralismo che oggi appare lontano. La trade war, se non gestita, potrebbe cristallizzare un mondo tecnologico diviso, con conseguenze economiche e sociali profonde.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.
Fonti principali:
https://www.reuters.com/world/europe/us-britain-expected-announce-tariff-deal-thursday-2025-05-08/
https://time.com/7283842/united-states-united-kingdom-trade-deal-trump-starmer-tariffs-agreement/
https://www.politico.eu/article/what-is-and-isnt-included-in-the-uk-us-trade-deal/
https://www.cnbc.com/2025/05/08/trump-us-uk-trade-deal-import-export-impact.html
https://www.cnn.com/business/live-news/trump-us-uk-trade-announcement
https://www.independent.co.uk/news/uk/politics/trade-deal-us-uk-tariffs-trump-starmer-b2746989.html
https://www.axios.com/2025/05/08/trump-britain-trade-deal-tariffs-keir-starmer