Tech e Privacy: Habemus Papam e la Trade War - Edizione Speciale, Maggio 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 8/9 maggio 2025
Questo numero speciale fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
FORMAT
Introduzione
SOMMARIO dei temi della settimana + APPROFONDIMENTI singoli
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Newsletter - Edizione speciale (edit)
Un Papa oltre i confini: Leone XIV, il solo statunitense che eclissa Trump
Cari lettori,
questa edizione speciale della nostra newsletter, solitamente pubblicata il giovedì, esce oggi, 9 maggio 2025, in seguito alla storica proclamazione dell’Habemus Papam di ieri, 8 maggio. Nessuna notizia può competere con l’elezione di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, 267º Pontefice della Chiesa Cattolica.
Questo evento, di portata geopolitica e culturale, ridefinisce il panorama globale, ponendo un cittadino statunitense e peruviano – il primo Papa con doppia cittadinanza – al di sopra di figure come Donald Trump in termini di influenza globale e geopolitica. La scelta di posticipare questa newsletter riflette l’importanza di un momento storico politico che si intreccia con le sfide di un’epoca dominata da progressi tecnologici e dall’ascesa dell’intelligenza artificiale (AI).
Papa Leone XIV: il nuovo primo cittadino statunitense
Da ieri, 8 maggio 2025, c’è un cittadino statunitense (e peruviano) più importante di Donald Trump: Papa Leone XIV.
Nato a Chicago il 14 settembre 1955 da una famiglia di origini francesi, italiane e spagnole, con una madre ecuadoriana, Robert Francis Prevost incarna un’identità globale che unisce radici europee, formazione americana e una doppia cittadinanza, statunitense e peruviana, acquisita grazie ai decenni trascorsi come missionario agostiniano in Perù, dove è stato vescovo di Chiclayo.
Laureato in matematica e filosofia alla Villanova University, con un dottorato in diritto canonico a Roma, è stato nominato cardinale da Papa Francesco nel 2023 e Prefetto del Dicastero per i Vescovi, prima di essere eletto Papa assumendo il nome di Leone XIV, in omaggio a Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum sulla dottrina sociale della Chiesa.
Nel suo discorso inaugurale dalla Loggia delle Benedizioni, Leone XIV ha compiuto un gesto di straordinaria potenza simbolica, ignorato dai media: si è espresso esclusivamente in italiano e spagnolo, rivolgendo un saluto speciale alla diocesi di Callao, in Perù, senza pronunciare una sola parola in inglese.
Questa scelta non è solo un riflesso della sua anima peruviana, ma un atto deliberato che sottolinea la sua doppia identità e il rifiuto di piegarsi alla narrativa del “primo Papa americano”. Dichiarandosi “peruviano nell’animo” e cittadino peruviano a pieno titolo, ha sfidato i bias nazionalistici, che tuttavia restano nelle prime pagine dei giornali e dei tg che continuano a ignorare il gesto potente e simbolico del discorso in spagnolo di ieri, posizionandosi come un potenziale e forte ponte tra Nord e Sud del mondo.
Perché Leone XIV eclissa Trump
L’elezione di Leone XIV non è solo un evento religioso, ma un terremoto geopolitico che pone questo cittadino statunitense al di sopra di Trump:
Portata universale vs. nazionale: Trump, pur influente come presidente, opera entro i confini degli interessi americani. Leone XIV, guida spirituale di oltre 1,4 miliardi di cattolici, plasma dinamiche etiche, sociali e ambientali globali. Il suo appello a una “pace disarmata e disarmante” tocca corde universali, superando la politica nazionale.
Influenza del mandato: il mandato di Trump è limitato ad un ciclo preciso di anni; un pontificato può durare decenni. A 69 anni, Leone XIV potrebbe lasciare un’impronta profonda su temi come clima, disuguaglianze e migrazioni.
Simbolismo globale: un Papa con doppia cittadinanza, statunitense e peruviana, e radici europee incarna l’universalità in un mondo frammentato. La sua elezione smantella l’idea di un’egemonia nordamericana, promuovendo il dialogo tra culture.
Ruolo diplomatico: la Santa Sede, sotto Leone XIV, può rafforzare il suo peso di mediatore in conflitti globali, dal Medio Oriente all’Ucraina, grazie alla sua sensibilità latinoamericana e alla formazione europea.
L’intelligenza artificiale: un’eredità etica per Leone XIV
Leone XIV succede a Papa Francesco, che ha segnato il dibattito sull’etica dell’AI in diversi momenti del pontificato. Nel discorso al G7 del giugno 2024, Papa Francesco ha delineato un quadro chiaro:
opportunità e rischi: L’AI può democratizzare il sapere, avanzare la ricerca scientifica e delegare lavori usuranti alle macchine, ma rischia di amplificare disuguaglianze, favorendo una “cultura dello scarto” anziché dell’incontro.
natura strumentale: L’AI è uno strumento, i cui benefici o danni dipendono dall’uso umano, in linea con la condizione tecno-umana che media la relazione tra uomo e ambiente.
autonomia e responsabilità: L’AI può operare scelte algoritmiche autonome, ma la decisione ultima deve rimanere umana, per preservare dignità e libertà. Francesco ha invitato a proibire armi autonome letali, che delegano scelte sulla vita umana.
etica e governance: L’AI richiede una riflessione etica profonda e normative internazionali per garantirne un uso al servizio del bene comune, evitando derive come disinformazione o conflitti.
Con la sua laurea in matematica e studi in filosofia, Leone XIV è attrezzato per raccogliere questa sfida. La sua esperienza missionaria in Perù lo ha reso sensibile alle disparità che l’AI potrebbe esacerbare, mentre il suo approccio agostiniano – umiltà, carità, giustizia – suggerisce un magistero che promuova un’AI inclusiva.
Potrebbe, ma queste sono mie idee, staremo a vedere:
ridurre il divario digitale: promuovere l’accesso all’AI nei Paesi del “Sud globale”.
dialogo etico: creare piattaforme interreligiose per definire principi universali sull’AI.
pace e sostenibilità: condannare le armi autonome e sostenere l’AI per soluzioni climatiche, vigilando magari anche sull’impatto ambientale dei data center.
La sua competenza tecnica e vocazione pastorale lo rendono una voce autorevole in un’era in cui l’AI, come quella pervasiva sviluppata da xAI (creatori di Grok), Meta AI, OpenAI (argomenti su cui tornerò nella prossima newsletter) ridefinisce il progresso.
Continuità e rottura: il magistero di Leone XIV
Leone XIV unisce tradizione e innovazione:
tradizione: Le sue radici europee si inseriscono nella storia della Chiesa; il nome “Leone XIV” richiama la giustizia sociale di Leone XIII e Papa Francesco.
rottura: La sua doppia cittadinanza, statunitense e peruviana, e il saluto in spagnolo al Perù, senza mezza parola in inglese, sono un atto di sfida diplomatica all’egemonia culturale americana.
Tra pragmatismo e progressismo: notoriamente moderato, dovrebbe saper bilancia progressismo (sulle disuguaglianze) e posizioni più tradizionali della Chiesa, come quelle sui temi LGBTQ+, che già nelle ultime ore sono state oggetto di dibattito sui social. È opportuno notare che tali questioni, importanti ma complesse e delicate, rappresentano un nodo interno alla struttura della Chiesa, mai pienamente sciolto nemmeno da Papa Francesco nonostante le apparenze. Infatti a fronte della sua apertura sui temi LGBTQ+, Francesco non ha introdotto reali cambiamenti strutturali su questi temi, poiché tali riforme richiederebbero un processo sinodale e teologico approfondito, in linea con la dottrina e la tradizione cattolica, e questo processo non è stato avviato da nessuno finora.
Sfide geopolitiche
Leone XIV affronta un mondo polarizzato:
Stati Uniti: Trump ha lodato l’elezione - c’è da dire che Trump come molti giornalisti evidentemente non ha ascoltato il saluto in spagnolo di Leone XIV e non si è ricordato né che il Papa attuale ha una doppia cittadinanza né che il primo Papa americano è stato tecnicamente Bergoglio (repetita) - inoltre ha dimenticato le critiche di Prevost a Trump sulle politiche anti-migranti e le critiche fatte a JD Vance - su Twitter, perché da Cardinale aveva un suo account social attivo da oltre dieci anni - su questioni etiche suggeriscono prossime tensioni tra chiesa e Stati Uniti su immigrazione e clima.
Diplomazia vaticana: la sua esperienza globale lo rende ideale per mediare in conflitti, come auspicato da Zelensky per l’Ucraina, e per dialogare con il “Sud globale”.
Sfide interne: eredita una Chiesa con scandali e riforme incompiute. Un dossier su presunte accuse di abuso avvenute nelle diocesi di suo riferimento alle quali non avrebbe prestato sufficiente attenzione, cosa che sta scaldano gli animi sui social in queste ultimissime ore. Prevost è stato nominato da Papa Francesco alla guida della diocesi di Chiclayo tra il 2014 e il 2023, e durante quel periodo organizzazioni civili lo hanno accusato di aver insabbiato gli abusi commessi da alcuni sacerdoti. Le accuse “come ha fatto ora il Vaticano, anche allora sono state fermamente negate dalla diocesi”. A tal proposito sul quotidiano El Pais la vicenda appare chiara: “Negli ultimi mesi, e più esplicitamente nelle ore che hanno preceduto il Conclave, il cardinale Robert Francis Prévost è stato oggetto di una campagna orchestrata da settori ultraconservatori della Chiesa“con l’accusa di aver insabbiato gli abusi quando era in Perù. “Fonti ufficiali confermano che la Congregazione per la Dottrina della Fede, consapevole che circolavano simili accuse, ha condotto un’indagine approfondita sui casi” prima del Conclave e “ha concluso che la condotta del neoeletto Papa è stata impeccabile”. Le stesse fonti, secondo El Paìs, suggeriscono che questo attacco mediatico a Prevost, di cui si vedono in queste ore gli echi, sia avvenuto poco prima del Conclave, quando il suo nome era già considerato come potenziale candidato papale.
Conclusione
Papa Leone XIV, cittadino statunitense e peruviano con radici europee, supera Trump come figura di riferimento statunitense-globale. Il suo discorso in spagnolo, con un saluto al Perù e zero parole in inglese, è un manifesto di universalità che sfida le narrative nazionalistiche, sottolineando la sua doppia cittadinanza e la sua vicinanza al sud del mondo.
In un’epoca di AI e divisioni, la sua leadership - radicata in competenza scientifica, sensibilità pastorale e vocazione al dialogo - potrebbe promettere la costruzione di ponti tra culture e promuovere un’AI al servizio della dignità umana.
E ora entriamo nel vivo della tradizionale Newsletter:
LA SINTESI GENERALE
Oggi parliamo di Trade War. Perché ne parliamo oggi? Perché è un tema caldo di queste settimana e perché oggi (ieri ndr) è stato siglato l’accordo Usa-Uk e contemporaneamente è previsto proprio in questi giorni (8-9 maggio) l’incontro storico bilaterale tra Stati Uniti e Cina.
Ma andiamo con ordine. Nata nel 2018 tra USA e Cina sotto Trump per contrastare pratiche commerciali sleali, è proseguita sotto l’amministrazione Biden e si è intensificata fino al 2025 con dazi record (145% USA, 125% Cina), estendendosi a Canada, Messico, UE e UK. Storicamente, è passata da una disputa tariffaria a una competizione tecnologica e geopolitica. Attualmente il commercio USA-Cina è crollato (-90%), i prezzi globali salgono e una recessione globale è possibile (PIL +1,4% nel Q4 2025), nonostante negoziati e alcune esenzioni (es. semiconduttori, farmaci).
Questa guerra commerciale si lega a doppio filo al mondo della tecnologia e della privacy - temi centrali di questo settimanale - perché al centro delle tensioni della Trade War ci sono settori come AI, semiconduttori e veicoli elettrici, con accuse di furto di proprietà intellettuale e frammentazione tecnologica tra blocchi rivali (USA vs. Cina). Ciò minaccia l’accesso globale alla tecnologia, aumenta i costi e solleva questioni di privacy, come il controllo dei dati in ecosistemi tecnologici rivali.
Tornando al perché ho voluto aspettare il nome del nuovo Papa, la Trade War, con i suoi dazi, rischia di amplificare disuguaglianze e limitare l’accesso a innovazioni come l’AI, contraddicendo il fine di portare quel bene comune indicato dal predecessore di Leone XIV. Certa che anche il nuovo Papa inviterà ad un uso etico della tecnologia e a una governance globale, per evitare conflitti e promuovere la dignità umana, mi aspetto che nei prossimi discorsi un monito rilevante sarà certamente dedicato anche alla Trade War considerandola una minaccia pace e giustizia economica. We will see.
QUI DI SEGUITO TUTTI GLI APPROFODNIMENTI DIVISI PER TEMA
gli articoli che seguono sono in aggiornamento per sviluppi in corso
Trade war: un conflitto globale per tecnologia e supremazia
La trade war, iniziata nel 2018 tra Stati Uniti e Cina, si è trasformata in una competizione economica e tecnologica che coinvolge Unione Europea, Regno Unito, Canada e Messico. Nel 2025, dazi record (145% USA, 125% Cina) e restrizioni tecnologiche hanno ridotto il commercio USA-Cina del 90%, alimentando rincari globali e rischi di recessione (PIL mondiale a +1,4% nel Q4 2025, secondo J.P. Morgan). L’incontro bilaterale USA-Cina a Zurigo previsto in queste ore (8-9 maggio 2025) e la possibile riduzione dei dazi USA al 50%, riportata dal New York Post, offrono spiragli di dialogo, ma l’incertezza domina. Al centro ci sono semiconduttori, intelligenza artificiale (AI) e data privacy, con implicazioni per l’innovazione e la governance globale.
Dalle tariffe alla tecnologia: l’evoluzione della trade war
Contesto storico e sviluppi: La trade war prende il via il 22 marzo 2018, quando l’amministrazione Trump impone dazi su 50 miliardi di dollari di beni cinesi, accusando Pechino di furto di proprietà intellettuale e pratiche commerciali sleali. La Cina risponde con tariffe su 110 miliardi di merci USA, innescando un’escalation che porta i dazi USA a coprire 250 miliardi di importazioni cinesi (al 25% nel 2019). Restrizioni mirate colpiscono Huawei, inserita nella lista nera USA per presunte minacce alla sicurezza nazionale, limitandone l’accesso a tecnologie come il 5G. L’accordo di “Fase Uno” del 2020, con promesse cinesi di acquisti per 200 miliardi di dollari, non raggiunge gli obiettivi. Sotto Biden, le restrizioni si intensificano: a dicembre 2024, l’export di chip avanzati verso 140 aziende cinesi viene bloccato, spingendo Pechino a rafforzare il piano Made in China 2025 per l’autosufficienza tecnologica (Intereconomics).
Nel 2025, il ritorno di Trump segna un nuovo picco. Ad aprile, dazi “reciproci” su 60 paesi vengono annunciati come “Liberation Day” tariffs, sospesi per 90 giorni per tutti tranne la Cina, dove le tariffe USA salgono al 125% (145% con misure anti-fentanyl), in risposta a dazi cinesi all’84%, poi alzati al 125%. Il conflitto si estende a Canada, Messico, UE e Regno Unito, alimentando incertezza globale. Il commercio USA-Cina crolla del 90%, con esenzioni limitate per semiconduttori e farmaci (Yahoo Finance). La Cina definisce le restrizioni USA “coercizione economica” (NBC News), intensificando la competizione tecnologica.
Situazione attuale: L’industria dei semiconduttori è in crisi: AMD prevede perdite di 1,5 miliardi di dollari, Nvidia subisce un calo di valore di mercato di 148 miliardi di dollari in un giorno per restrizioni sui chip H20 e sul processore Mi308, e il VanEck Semiconductor ETF scende del 12% (dati da confermare, CNBC). Huawei guida la risposta cinese, sviluppando piattaforme AI come CANN, alternative a TensorFlow e PyTorch, e collaborando con SMIC per produrre chip avanzati (Wilson Asset Management). Il settore medtech subisce rincari per la carenza di chip (MedTech Dive), mentre aziende cinesi come Deepseek e Alibaba sfidano i leader occidentali nell’AI. L’incontro USA-Cina a Zurigo (8-9 maggio 2025), tra Scott Bessent, Jamieson Greer e He Lifeng, e la possibile riduzione dei dazi al 50% (New York Post) offrono speranza, ma la sfiducia reciproca rende incerta una svolta. La pausa di 90 giorni sui dazi, esclusa la Cina, favorisce un rimbalzo dell’S&P 500 del 9% (The New York Times), ma il rischio di recessione persiste (J.P. Morgan).
Il Peterson Institute for International Economics evidenzia che le catene di approvvigionamento globalizzate rendono il conflitto più complesso rispetto agli anni ’80. La trade war è una lotta per la supremazia tecnologica e geopolitica, con impatti su innovazione e stabilità economica globale.
A mio parere: La trade war rappresenta un paradosso strategico. Le politiche USA, volte a contenere la Cina, danneggiano le proprie aziende e accelerano l’autosufficienza cinese, come dimostra Huawei. La frammentazione delle supply chain rischia di isolare gli USA, mentre l’escalation tariffaria alimenta l’inflazione globale. L’incontro a Zurigo potrebbe aprire un dialogo, ma le divergenze ideologiche e geopolitiche rendono improbabile un accordo duraturo. Una competizione basata sull’innovazione, come suggerito da Jensen Huang, sarebbe preferibile, ma richiede un multilateralismo che oggi appare lontano. La trade war, se non gestita, potrebbe cristallizzare un mondo tecnologico diviso, con conseguenze economiche e sociali profonde.
Semiconduttori e dati: la trade war ridefinisce il futuro tecnologico
Un conflitto tecnologico: La trade war si concentra su semiconduttori, AI e veicoli elettrici, pilastri dell’innovazione globale. Le restrizioni USA su chip avanzati, come quelle del 2024 contro 140 aziende cinesi (NBC News), hanno frammentato le catene di approvvigionamento, aumentando i costi. Il settore medtech affronta rincari per la carenza di chip (MedTech Dive). La competizione nell’AI vede aziende cinesi come Deepseek e Alibaba sfidare i leader occidentali, mentre Huawei sviluppa piattaforme autonome come CANN, alternative a TensorFlow e PyTorch (Wilson Asset Management). Questo crea ecosistemi tecnologici rivali, limitando l’accesso globale all’AI e amplificando disuguaglianze, come avvertito da Papa Francesco al G7 2024 (Vatican Press).
Implicazioni per la data privacy: La trade war solleva questioni sulla privacy. La Cina punta a controllare i dati con piattaforme come CANN, mentre gli USA spingono per deregolamentare normative come l’AI Act europeo, percepite come ostacoli per le tech USA (Politico.eu). Nel Regno Unito, le pressioni USA per ridurre la tassa sui servizi digitali (DST), che finanzia normative sulla sicurezza digitale, sono state respinte, ma il dibattito resta aperto. La frammentazione tecnologica rischia di creare standard di privacy divergenti, oltre le divergenze già esistenti, con dati usati come arma geopolitica. La competizione tra blocchi minaccia la governance globale dei dati, rendendo urgente un quadro etico condiviso (come auspicato da Papa Francesco al G7del 2024).
Impatto economico e sociale: Le restrizioni USA favoriscono l’autosufficienza cinese, ma danneggiano le aziende occidentali: Nvidia stima il mercato cinese dell’AI a 50 miliardi di dollari (CNBC). La frammentazione delle supply chain aumenta i prezzi, colpendo consumatori e industrie. La trade war ridefinisce chi controlla la tecnologia e i dati, con implicazioni per sicurezza ed equità. Aziende come AMD e Super Micro affrontano previsioni cupe, mentre Samsung segnala una “volatilità della domanda” (CNBC).
A mio parere: La trade war rischia di creare un mondo tecnologico polarizzato, dove l’accesso all’AI e la protezione dei dati dipendono da blocchi geopolitici in modo ancora più frammentato e rischioso di quello attuale. Le restrizioni USA, pur giustificate teoricamente dalla sicurezza, spingono la Cina verso l’autonomia dehli equilibri che finora hanno tenuto in piedi il mondo globalizzato così come lo conosciamo, danneggiando le aziende occidentali e aumentando i costi globali. La pressione sulla deregolamentazione di normative come l’AI Act potrebbe compromettere inoltre la privacy per spingere ipotetici vantaggi economici, un compromesso pericoloso. Senza dialogo multilaterale, la frammentazione tecnologica limiterà l’innovazione inclusiva, amplificando disuguaglianze. La sfida che abbiamo davanti è bilanciare competizione e cooperazione per un futuro tecnologico equo.
USA-Cina: il duello per la supremazia tecnologica
Un conflitto al calor bianco: La trade war USA-Cina è il fulcro del conflitto globale, con dazi al 145% (USA) e 125% (Cina) che hanno devastato gli scambi bilaterali (-90%, J.P. Morgan). Le restrizioni USA su chip avanzati, estese a 140 aziende cinesi nel 2024 (NBC News), colpiscono colossi come Naura Technology Group, spingendo Pechino a rafforzare il piano Made in China 2025. Huawei guida la risposta, sviluppando piattaforme AI come CANN e collaborando con SMIC per produrre chip avanzati (Wilson Asset Management). Deepseek e Alibaba sfidano i leader occidentali nell’AI, intensificando la competizione.
Impatto sulle aziende USA: Le aziende USA pagano un prezzo elevato: Nvidia perde 148 miliardi di dollari di valore di mercato in un giorno per restrizioni sui chip H20 e sul processore Mi308 (Reuters), mentre AMD prevede perdite di 1,5 miliardi. Jensen Huang stima il mercato cinese dell’AI a 50 miliardi di dollari (CNBC). Super Micro e Marvell emettono previsioni caute, mentre Samsung segnala una “volatilità della domanda”. Il VanEck Semiconductor ETF scende del 12%.
Risposta cinese e tensioni: La Cina definisce le restrizioni USA “coercizione economica” (NBC News), rispondendo con dazi inizialmente all’84%, poi al 125% (The New York Times). Le contromisure cinesi acuiscono le tensioni, con Pechino che accelera verso l’autosufficienza. Le restrizioni USA quindi favoriscono l’innovazione cinese, trasformando giganti come Huawei in un rivale sempre più temibile (Wilson Asset Management).
Prospettive di dialogo: La possibile riduzione dei dazi USA al 50% - riportata in un flash dell’ultimo ora (9.47 pm - 8 maggio):dal New York Post - rispetto al 145% attuale, a partire dalla prossima settimana, e l’incontro a Zurigo (8-9 maggio) tra Scott Bessent, Jamieson Greer e He Lifeng rappresentano un’opportunità. La pausa di 90 giorni sui dazi in 60 paesi, esclusa la Cina, favorisce però un rimbalzo dei mercati (The New York Times), e la sfiducia reciproca rende improbabile una risoluzione rapida. Le esenzioni su semiconduttori e farmaci, non compensano l’impatto delle restrizioni, che frammentano le supply chain e rafforzano la Cina.
A mio parere: La trade war USA-Cina è un gioco molto pericoloso. Le restrizioni USA danneggiano le proprie aziende e accelerano l’ascesa tecnologica cinese. Il crollo del commercio bilaterale e l’incertezza tariffaria minano la stabilità globale, mentre la frammentazione tecnologica rischia di creare due mondi digitali. L’incontro a Zurigo è un passo avanti, ma senza un compromesso strutturale e significativo, la Cina continuerà lo sviluppo già ampiamente in corsa fino a ridurre la sua dipendenza dall’Occidente, alterando gli equilibri di potere. Una competizione aperta, come suggerito da Huang, potrebbe favorire l’innovazione, ma questo richiede forse quella fiducia reciproca che oggi apparentemente manca.
USA-UE: una sfida al WTO tra dazi e diplomazia
Tensioni transatlantiche: La relazione USA-UE è sotto pressione per i dazi USA al 10% su tutte le importazioni europee, con tariffe al 25% su auto, acciaio e alluminio, che colpiscono esportazioni per 380 miliardi di euro (70% del totale, Parlamento Europeo). L’UE risponde con una disputa al WTO, annunciata l’8 maggio 2025 (CNBC), contestando la violazione delle regole internazionali. La Commissione Europea prepara contromisure su beni USA per 549 miliardi di euro, mirando ad aerei Boeing, auto e prodotti agricoli, con tariffe fino al 35% (Politico.eu, Euractiv). Tariffe di rappresaglia per 21 miliardi di euro, approvate ad aprile 2025, sono sospese per favorire i negoziati (Parlamento Europeo).
Posizioni e obiettivi: Maros Sefcovic definisce i dazi USA “tasse che danneggiano imprese e consumatori” (europarl.europa.eu), mentre Ursula von der Leyen promette una risposta decisa (Parlamento Europeo). Gli USA spingono per allentare normative digitali come l’AI Act e il Digital Markets Act, viste come barriere per le tech USA. L’UE difende il multilateralismo, ma le tariffe alimentano l’inflazione e rischiano una recessione (-0,3% sul commercio mondiale, J.P. Morgan). Settori come l’aerospazio sono a rischio: John Plueger di Air Lease Corp avverte che limitazioni alle consegne di Boeing sarebbero una “seria sfida” (CNBC).
Reazioni e implicazioni: La Commissione Europea sottolinea che i dazi USA potrebbero spingere aziende come Boeing a delocalizzare parte della produzione, un’ironia amara per una politica protezionistica. Il Financial Times evidenzia che la frammentazione commerciale minaccia la cooperazione transatlantica, ma i negoziati restano aperti, con l’UE che punta a regole condivise. Le normative digitali sono un nodo critico: la loro deregolamentazione potrebbe favorire le tech USA, a scapito della privacy europea, un tema sensibile per i cittadini UE. Bloomberg Economics prevede che le tariffe potrebbero ridurre il PIL europeo dello 0,4%, con l’industria automobilistica tedesca particolarmente colpita.
Prospettive: L’UE deve bilanciare la difesa dei propri interessi con la necessità di evitare una guerra commerciale. Il successo dei negoziati dipenderà dall’equilibrio tra protezionismo e multilateralismo. La disputa al WTO è un segnale di resistenza, ma il dialogo con gli USA è essenziale per preservare la stabilità economica e la cooperazione transatlantica.
A mio parere: La disputa USA-UE evidenzia la fragilità del commercio globale. I dazi USA, pur volti a proteggere l’industria interna, rischiano di alienare un alleato chiave, spingendo l’UE verso una posizione più autonoma. La disputa al WTO è un segnale di resistenza al protezionismo, ma senza un sano dialogo rischia di alimentare una spirale di ritorsioni. La pressione sulle normative digitali europee mette a rischio la tutela dei dati e in generale la privacy a livello europeo, un prezzo troppo alto per un compromesso commerciale. L’UE deve mantenere la sua leadership nel multilateralismo, ma il dialogo con gli USA è essenziale per evitare una recessione e preservare la cooperazione transatlantica. La sfida è trovare un equilibrio che protegga gli interessi economici senza sacrificare i principi etici. Cosa non facile considerato che il tempo stringe e gli Stati Uniti hanno una sensibilità verso i dati molto diversa dalla nostra e questo non cambierà certo nei 90 giorni di pausa dei dazi, e contemporaneamente la regolamentazione digitale europea, essenziale e lungimirante, presenta molti nodi burocratici che la rendono indigesta perfino a molti europei che, sentendosi stretti da cavilli normativi che andrebbero semplificati in un’ottica di reale efficienza, non colgono la reale portata benefica in termini di privacy ma anche in termini economici dell’AI Act, del DSA, del DMA, eccetera, e sono spesso i primi a volerla smantellare. Ma cedere sarebbe un gravissimo errore.
USA-UK: un patto preliminare tra progressi e limiti
Un accordo preliminare: Il Regno Unito sigla un accordo commerciale con gli USA l’8 maggio 2025, il primo dopo i dazi “Liberation Day” di Trump (Reuters, The Guardian). I dazi USA al 10% su beni britannici restano, ma le tariffe su auto britanniche scendono da 27,5% a 10% per 100.000 veicoli all’anno, e quelle su acciaio e alluminio sono azzerate (BBC, CNBC). L’accordo garantisce un accesso reciproco al mercato agricolo, con 13.000 tonnellate di manzo senza dazi per entrambi i paesi, senza compromettere gli standard alimentari britannici. Un ordine di 10 miliardi di dollari per aerei Boeing da una compagnia aerea britannica rafforza i legami. Tuttavia, l’accordo non copre settori come i farmaci e il cinema, dove Trump minaccia dazi del 100% sui film stranieri (The Independent).
Contesto e concessioni: I dazi USA, parte della strategia “America First”, mirano a ridurre il deficit commerciale USA (whitehouse.gov). Il Regno Unito, post-Brexit, cerca accordi per sostituire il commercio con l’UE, mantenendo standard alimentari allineati a quelli europei per non compromettere futuri negoziati. Il Regno Unito ha resistito alle pressioni USA per ridurre la tassa sui servizi digitali (DST), che genera 800 milioni di sterline per finanziare normative sulla sicurezza digitale. Andrew Bailey, governatore della Bank of England, ha definito l’accordo “eccellente” per la stabilità economica. Paul Nowak, segretario del TUC, ha sottolineato che l’accordo “evita il peggio” per i lavoratori Mike Hawes, di SMMT, ha lodato la riduzione dei dazi sulle auto come “una grande notizia” per l’industria Tuttavia, il Financial Times e Goldman Sachs stimano un impatto limitato sul PIL britannico (+0,2%), con i dazi principali ancora in vigore.
Implicazioni per la privacy: Le pressioni USA per ridurre la DST hanno sollevato timori per la sicurezza digitale, ma il Regno Unito ha sostanzialmente mantenuto la tassa, proteggendo le normative sulla privacy. La cooperazione sugli standard AI sembra promettente, ma senza un quadro chiaro sulla protezione dei dati, i rischi restano. Il Regno Unito si trova a bilanciare gli interessi con USA e UE, mantenendo faticosamente l’autonomia commerciale post-Brexit.
Prospettive: L’accordo è un passo avanti, ma non risolve le tensioni. Il Regno Unito deve gestire pressioni interne e internazionali, con la DST e la privacy come nodi critici. L’accordo potrebbe servire da modello per negoziati con altri paesi, come India e Giappone.
A mio parere: L’accordo USA-UK è un successo diplomatico per Starmer, ma i benefici economici sono limitati. La riduzione dei dazi su auto e acciaio protegge settori chiave, ma la persistenza del 10% sui beni e l’esclusione di farmaci e cinema limitano l’impatto. La resistenza sulla DST è positiva per la sicurezza digitale, ma le pressioni USA potrebbero intensificarsi. Il Regno Unito, stretto tra USA e UE, deve rafforzare la sua autonomia strategica. La cooperazione su AI è promettente, ma senza un quadro chiaro sulla privacy, rischia di favorire le big tech a scapito dei cittadini. Il futuro dipenderà dalla capacità del Regno Unito di bilanciare interessi economici e principi etici in un contesto commerciale complesso.
Considerazioni finali
Un futuro in bilico tra conflitto e cooperazione
La trade war è una strategia a doppio taglio. Le politiche USA danneggiano le proprie aziende e accelerano l’autosufficienza cinese. La frammentazione delle supply chain e la competizione tecnologica aumentano i costi e limitano l’accesso globale all’AI, amplificando disuguaglianze. La pressione sulla deregolamentazione di normative come l’AI Act europeo compromette la privacy per vantaggi commerciali.
L’incontro USA-Cina a Zurigo e la possibile riduzione dei dazi al 50% (New York Post) sono segnali positivi, ma le divergenze geopolitiche rendono improbabile una risoluzione rapida. L’UE, con la disputa al WTO, difende il multilateralismo, ma rischia un’escalation (J.P. Morgan). L’accordo USA-UK, primo del suo genere, è un modello per negoziati con India, Giappone e Corea del Sud, ma i dazi residui limitano i benefici. Jensen Huang propone una competizione basata sull’innovazione, ma la polarizzazione globale complica il dialogo.
Prospettive: Senza un compromesso multilaterale, la trade war potrebbe spingere verso una recessione (-0,3% sul commercio globale, J.P. Morgan) e una frammentazione tecnologica irreversibile. Il successo dei negoziati a Zurigo e con l’UE dipenderà dall’equilibrio tra sicurezza e cooperazione. Una governance globale etica, come auspicata anche tempo fa da Papa Francesco, potrebbe orientare la tecnologia verso il bene comune, ma richiede un impegno condiviso che oggi appare lontano.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.
Fonti principali:
https://www.reuters.com/world/europe/us-britain-expected-announce-tariff-deal-thursday-2025-05-08/
https://time.com/7283842/united-states-united-kingdom-trade-deal-trump-starmer-tariffs-agreement/
https://www.politico.eu/article/what-is-and-isnt-included-in-the-uk-us-trade-deal/
https://www.cnbc.com/2025/05/08/trump-us-uk-trade-deal-import-export-impact.html
https://www.cnn.com/business/live-news/trump-us-uk-trade-announcement
https://www.independent.co.uk/news/uk/politics/trade-deal-us-uk-tariffs-trump-starmer-b2746989.html
https://www.axios.com/2025/05/08/trump-britain-trade-deal-tariffs-keir-starmer
https://www.vatcalc.com/united-kingdom/uk-to-limit-digital-services-tax-under-us-pressure/
https://www.cbsnews.com/news/us-uk-trump-starmer-major-trade-deal/
https://www.ft.com/content/e9d311f3-ce7d-4f72-8a46-a84b1181ff33
https://en.wikipedia.org/wiki/Tariffs_in_the_second_Trump_administration
https://www.ft.com/content/d97a17eb-a11c-42da-9f85-2cc612060d31
https://claudiagiulia.substack.com/p/dazi-di-trump-unarma-contro-le-regole
https://www.cer.eu/insights/trumps-tariffs-how-should-eu-react
https://www.reuters.com/world/europe/us-britain-expected-announce-tariff-deal-thursday-2025-05-08/
https://www.whitehouse.gov/fact-sheets/2025/05/fact-sheet-u-s-uk-reach-historic-trade-deal/