Starlink e l’Italia: la mia analisi - III settimana di marzo 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 20 marzo 2025
Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
Nota: “ A mio parere” è una sezione fissa in calce a ogni approfondimento della NL. In questa edizione, monotematica, ho scelto di renderlo come testo finale.
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Occorre bilanciare la parte tecnica, scientifica e geopolitica
- Un bivio cruciale: connettività o controllo?
Starlink e l’Italia - A mio parere
Occorre bilanciare la parte tecnica, scientifica e geopolitica
- Un bivio cruciale: connettività o controllo?
Immaginiamo un’Italia dove internet corre veloce dalle Alpi alle isole, un sogno digitale che Starlink, forse, potrebbe realizzare con i suoi 7.000 satelliti in orbita bassa. Velocità fino a 150 Mbps e una (teorica) copertura capillare: è difficile non essere affascinati dall’opportunità di colmare il divario digitale del PNRR e contemporaneamente affrontare emergenze o missioni militari.
Ma c’è più di un’ombra che pesa nella decisione:
Da un lato affidarsi a SpaceX significa dipendere da chi potrebbe spegnere tutto dall’altra parte dell’oceano, come già accaduto e come di recente Musk ha minacciato (Ucraina, 2025). Ed è questo è il bivio più pesante che pesa nella decisione per l’Italia: connettività o sovranità?
Dall’altro, a differenza dei sistemi passati, limitati in numero e capacità, Starlink utilizza migliaia di satelliti per offrire internet a banda larga, bassa latenza e alta velocità in tutto il mondo, incluse le aree remote. I competitor faticano a competere con SpaceX, valutata oggi 350 miliardi di dollari.
Il vantaggio di SpaceX si basa su alcuni aspetti cruciali difficili da replicare e che a molti non sono affatto chiari, chiariamoli una volta per tutte:
L’integrazione verticale. SpaceX produce internamente razzi, satelliti e infrastrutture, evitando l’esternalizzazione. Starlink, divisione di SpaceX, beneficia di questa struttura.
L’azienda gestisce ben quattro basi di lancio, tra cui Starbase in Texas, costruisce razzi come Falcon 9 e il futuro Starship (il più potente mai realizzato), realizza i satelliti Starlink, i terminali utente e, in parte, le stazioni di terra. Questo controllo totale sulla filiera (punti 1 e 2 ) riduce i costi e rende il servizio accessibile ai consumatori.
E poi c’è forse il più cruciale punto di forza: i lanciatori. Falcon 9, il più usato al mondo, è parzialmente riutilizzabile con il primo stadio recuperabile. Starship, operativo dal 2025, sarà completamente riutilizzabile, con booster e navetta pronti a ripartire in 6 ore. Questa tecnologia avanzata e a basso costo rende SpaceX, e quindi Starlink, molto difficile da eguagliare sotto l’aspetto economico e non solo.
Il contesto quindi è teso. L’accordo da 1,5 miliardi per integrare Starlink nelle comunicazioni istituzionali divide il Paese: promette innovazione, ma privacy e autonomia tecnologica sono fortemente, per non dire sicuramente, a rischio.
Lo scontro con Telecom Italia, accusata di bloccare dati sulle frequenze, aggiunge caos, mentre AGCOM e il Ministero cercano una via. Intanto, l’Europa spinge per l’indipendenza con Eutelsat/OneWeb (653 satelliti, 100 Mbps), IRIS² (10,6 miliardi, pronta nel 2030), un progetto nazionale ASI ancora embrionale e la fibra/5G per le città.
Si delineano quindi tre scenari
Primo: usare Eutelsat ora e passare in futuro a IRIS².
Secondo: adottare un approccio ibrido che usi Starlink per i cittadini (si sta già facendo), Eutelsat per il governo e ASI per il futuro, un compromesso tra velocità e controllo.
Terzo: puntare su fibra e IRIS², rinunciando a soluzioni esterne, ma lasciando scoperte le aree remote fino al 2030.
Tecnicamente, sotto molti aspetti Starlink brilla: latenza a 20-100 ms, gestione di 6.000 satelliti con software e propulsori ionici.
Eppure, il jitter in zone isolate, i 50.000 “quasi incidenti” annui (dati ESA), i riflessi che disturbano gli astronomi e i detriti preoccupano.
Per la sicurezza dei dati, serve più di AES-256: protocolli quantistici, autenticazione avanzata e regole GDPR, e assicurazioni nella cifratura.
La scelta? A mio parere, soprattutto con le tensioni recenti, non si può cedere del tutto a SpaceX, non solo per gli attriti geopolitici - Starlink ha anche dei limiti tecnici e di sicurezza oggettivi. La via più saggia sarebbe forse quella di usare Eutelsat per la sovranità ora, preparare IRIS² e limitare Starlink ai civili, con l’ASI e regole rigide come rete di sicurezza.
È una partita tecnologica quanto geopolitica: bisogna riuscire a innovare senza perdere il controllo.
Nota di sintesi:
Starlink offre connettività globale, ma i limiti tecnici, economici e geopolitici lo rendono inadatto a comunicazioni critiche istituzionali o militari. Terminali e gateway sono vulnerabili a jamming, DDoS e malware (Wired, Cyber Defense Magazine), le stazioni di terra a sabotaggi e guasti (The Drive), e la banda/latenza calano in aree dense (Wired). Il controllo privato di SpaceX, senza trasparenza o obblighi legali (JDSupra, Schiff.senate.gov), consente interruzioni in crisi (The Economic Times).
Reti mesh con laser e infrastrutture terrestri sicure ridurrebbero i punti deboli, ma aumenterebbero costi e complessità.
Satelliti governativi garantirebbero indipendenza, ma richiedono investimenti enormi e anni (SpaceX Reports).
Accordi internazionali (LHEVO) e crittografia quantistica migliorerebbero la sicurezza, senza risolvere controllo privato o interferenze fisiche. La scala, i costi e le vulnerabilità tecniche e gestionali rendono Starlink non sicuro per usi critici.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.