Tech e Privacy - speciale STARLINK - III settimana di marzo 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 20 marzo 2025
Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
Benvenuti alla terza settimana di marzo 2025!
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SPECIALE STARLINK
LA SINTESI GENERALE + 9 APPROFONDIMENTI tematici
NOVITA’: questa sera, giovedì 20 marzo, ci vediamo alle 19,30 su radio-twitter per il primo incontro del ciclo “Newsletter & Chip(s)” - ospite dell’incontro sarà Marco Valleri. Per seguire l’incontro cliccate QUI
LA SINTESI GENERALE
1. La Nascita del Colosso Starlink
Nel 2015, Musk svela Starlink a Redmond: una rete satellitare LEO per connettere il pianeta, nata per finanziare Marte. Con oltre 7.000 satelliti al 2024, Falcon 9 e laser intersatellitari, serve 4 milioni di utenti. È un’impresa visionaria, ma le sfide globali pesano: come è diventato un colosso? Scopri di più QUI.
2. Starlink: Fondi e Finanziamenti
Un progetto ambizioso ha bisogno di risorse: Musk investe 100 milioni, poi SpaceX raccoglie 10 miliardi da privati (Google, Sequoia) e 7,7 miliardi dagli abbonati nel 2024. Falcon 9 abbatte i costi, ma i fondi pubblici sono scarsi. Una strategia privata impressionante, eppure fragile: vuoi capire come funziona? Clicca QUI.
3. Tecnologia e Risorse: Come Funziona Starlink
Satelliti LEO (260-500 kg) a 550 km, con laser e antenne phased-array: Starlink offre 220 Mbps e 20 ms di latenza in 70 paesi. Falcon 9 e i terminali “Dishy” creano un sistema dinamico, ma complesso. Tecnologia all’avanguardia: quali sono i suoi segreti e limiti? Approfondisci QUI.
4. Criticità Tecnologiche
Starlink eccelle, ma non è perfetto: velocità ridotte a 50 Mbps nelle città, segnali ostacolati, gestione di 7.000 satelliti a rischio collisioni. Tempeste solari e impatto ambientale (detriti, CO2) sollevano dubbi. Un gigante innovativo con punti deboli: quali sono? Ne parlo QUI.
5. Starlink è un Mezzo di Comunicazione Sicuro?
Dal 2022 in Ucraina, Starlink è rapido e resistente (laser, anti-jamming), ma la crittografia civile non basta per dati sensibili. Starshield migliora la sicurezza, ma SpaceX domina. Utile in guerra, meno per la privacy: può essere davvero affidabile? La risposta è QUI.
6. Aspetti Geopolitici: Tensioni e Dichiarazioni
Starlink è vitale in Ucraina (2022), ma Musk blocca la Crimea, alimentando controversie. Polonia e UE temono il suo peso, Trump lo sostiene, l’Italia lo testa. Una rete che diventa leva politica: quali rischi in un mondo instabile? Ne parlo QUI.
7. Starlink, l’Italia e il Bivio tra Innovazione e Sovranità
In Italia, Starlink offre 150 Mbps a 29 euro/mese, ma un accordo da 1,5 miliardi divide: velocità contro dipendenza da SpaceX. Meloni è prudente, Salvini entusiasta, Eutelsat e IRIS² alternative possibili. Innovazione o rischio? Il dibattito è aperto: se vuoi saperne di più, clicca QUI.
8. Oltre l’Orbita di Musk: le Alternative a Starlink
Eutelsat/OneWeb (653 satelliti), IRIS² (2030), SES (10 Gbps) e un’idea ASI sfidano Starlink. L’Italia cerca equilibrio tra velocità, sicurezza e autonomia da SpaceX. Non è l’unica opzione: quali percorsi si aprono? Le alternative esistono ma hanno anch’esse dei limiti, ne parlo QUI.
9. Starlink e l’Italia: come può muoversi l’Italia (A mio parere )
Starlink porta 150 Mbps nelle aree rurali, ma è vulnerabile a spegnimenti, guasti e cyberattacchi. L’Italia litiga con Telecom sulle frequenze e valuta Eutelsat o ASI. Tecnologia avanzata, equilibri delicati: quale futuro scegliere? La mia valutazione QUI.
QUI DI SEGUITO I 10 APPROFONDIMENTI
1- La nascita del Colosso Starlink
Dalle stelle alla rete: la nascita del Colosso Starlink
Internet che sfreccia tra le stelle, è il sogno audace che nel 2015 ha preso forma nelle parole di Elon Musk. Da un annuncio a Redmond, Washington, è nato Starlink, il progetto di SpaceX destinato - piaccia o meno - a cambiare le regole della connettività globale. Ma come si è trasformata un’idea così visionaria nella rete globale che oggi collega milioni di persone, dalle città alle terre più remote? La risposta è un intreccio tra innovazione, strategia e collaborazioni che ha portato questo progetto a diventare un colosso del firmamento tecnologico.
Tutto inizia nel 2014, quando SpaceX, già attiva nel settore spaziale, avvia discussioni per un sistema di comunicazioni satellitari. I negoziati con Greg Wyler di WorldVu (poi OneWeb) falliscono, spingendo l’azienda a procedere da sola. L’anno successivo, Musk svela pubblicamente Starlink, immaginando una costellazione di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO) per offrire internet ad alta velocità e bassa latenza, superando i limiti delle infrastrutture terrestri e dei satelliti geostazionari.
Per Musk però non è solo un servizio: è il motore per finanziare la sua idea - ancora più visionaria - di colonizzare Marte, e questo dà al progetto un respiro cosmico-futuristico.
Il percorso prende forma. Nel 2016, SpaceX registra il nome “Starlink” presso la Federal Communications Commission (FCC), ispirandosi al romanzo *The Fault in Our Stars* di John Green, e deposita una richiesta all’International Telecommunication Union (ITU) tramite l’autorità norvegese, usando il nome provvisorio “STEAM”. Nel 2018, la FCC approva il lancio di 4.425 satelliti, un numero poi ampliato a 12.000, con piani futuri per 42.000, un’espansione che richiede complessi negoziati internazionali per i diritti di atterraggio.
Le collaborazioni sono il cuore pulsante di questa crescita. SpaceX sfrutta la sua esperienza con il razzo Falcon 9 per lanciare i satelliti, riducendo i costi, e nel 2017 stringe accordi con fornitori per sviluppare tecnologie chiave come le antenne phased-array.
Il primo test arriva nel febbraio 2018 con Tintin A e B, seguito dal dispiegamento di 60 satelliti nel maggio 2019. Da lì, il ritmo accelera: entro il 2024, oltre 7.000 satelliti orbitano la Terra, supportati da una rete di stazioni terrestri che collegano il cielo al suolo.
L’evoluzione tecnologica è impressionante. I satelliti più recenti usano laser intersatellitari per comunicare tra loro, creando una maglia dinamica che amplia la copertura globale. Partnership commerciali, come quella con Microsoft nel 2020 per integrare Starlink con Azure, e strategiche, come il contratto con il Dipartimento della Difesa USA nel 2023 per l’uso in Ucraina, consolidano il progetto.
Con oltre 4 milioni di abbonati al settembre 2024, Starlink non è più solo un’idea: è una realtà che ridefinisce il ruolo dello spazio nella nostra vita.
Starlink si basa su una flotta di satelliti leggeri (circa 260 kg), dotati di pannelli solari e antenne phased-array, lanciati in “treni” con il Falcon 9. Questo approccio, unito a una visione ambiziosa e a un network di collaborazioni, ha trasformato un sogno visionario in un colosso che per il futuro della connettività.
2- Starlink: fondi e finanziamenti
Le risorse economiche del colosso Starlink
Il Motore Economico di Starlink: Fondi, Finanziamenti e Visioni
Un progetto che collega la Terra alle stelle richiede risorse colossali: come ha fatto Starlink a trovare i miliardi necessari per decollare?
Dietro la rete satellitare di SpaceX si nasconde una storia finanziaria che vede un intreccio di capitali privati, ricavi interni e contributi pubblici che ha permesso all’idea visionaria di Elon Musk di diventare una potenza globale. Ma andiamo per gradi.
Starlink: fondi e finanziamenti
Le risorse economiche del colosso Starlink
Il Motore Economico di Starlink: Fondi, Finanziamenti e Prospettive
Un progetto come Starlink, che collega la Terra allo spazio attraverso una rete satellitare, richiede investimenti significativi: quali sono state le fonti di finanziamento che ne hanno consentito la realizzazione?
La rete satellitare di SpaceX rappresenta un esempio di strategia finanziaria basata su capitali privati, ricavi interni e un contributo pubblico mirato. Starlink, sviluppato da SpaceX (società fondata da Elon Musk), ha trasformato un obiettivo ambizioso in una realtà operativa, grazie a una gestione economica strutturata.
Il percorso finanziario, avviato ufficialmente nel 2015, evidenzia la capacità di SpaceX di combinare diverse fonti di capitale per supportare il progetto.
Le basi economiche di Starlink si fondano su SpaceX, costituita nel 2002 con un investimento iniziale di Elon Musk di circa 100 milioni di dollari, derivanti dalla vendita di PayPal (fonte: biografia ufficiale di Musk).
Nel 2015, quando Starlink inizia a prendere forma, SpaceX dispone già di una solida struttura finanziaria, sostenuta da contratti con la NASA, come il programma COTS da 1,6 miliardi di dollari siglato nel 2008 (fonte: NASA), e dai ricavi generati dai lanci commerciali con il razzo Falcon 9. Queste entrate hanno finanziato le fasi iniziali di Starlink, inclusi prototipi e satelliti di test, con costi stimati in centinaia di milioni di dollari.
Tuttavia, per un progetto di questa portata, erano necessarie risorse aggiuntive.
I finanziamenti privati costituiscono il nucleo della crescita di Starlink:
SpaceX ha raccolto capitali significativi da investitori istituzionali e venture capital. Nel 2015, Google (fonte: comunicato stampa SpaceX) e Fidelity Investments (fonte: Reuters) hanno investito 1 miliardo di dollari, parte del quale destinato a Starlink per il suo potenziale di connettività globale. Nel 2019, un round da 1,3 miliardi ha visto la partecipazione di Baillie Gifford (fonte: Bloomberg) e Valor Equity Partners (fonte: Crunchbase), seguito nel 2021 da un ulteriore miliardo che ha portato la valutazione di SpaceX a 74 miliardi di dollari. Nel 2023, Sequoia Capital (fonte: TechCrunch) e Andreessen Horowitz (fonte: Forbes) hanno contribuito a un round da 750 milioni, con una valutazione aziendale salita a 175 miliardi. Complessivamente, tra il 2015 e il 2024, SpaceX ha raccolto oltre 10 miliardi di dollari, utilizzati per i lanci con Falcon 9 (costo stimato di 2-3 milioni di dollari ciascuno) e per la produzione di satelliti, il cui costo unitario è sceso sotto i 500.000 dollari grazie a economie di scala.
Il servizio Starlink ha iniziato a generare ricavi nel 2020 con il lancio della versione beta pubblica, offrendo abbonamenti a 99 dollari al mese (successivamente aumentati a 110) e un kit iniziale da 599 dollari.
Gli utenti sono cresciuti rapidamente, passando da 2 milioni di abbonati nel 2023 a 4 milioni nel 2024, con un fatturato stimato di 7,7 miliardi di dollari nel 2024 (fonte: Quilty Space). Questo ha consentito a SpaceX di raggiungere il pareggio di cassa nel 2022 e un flusso di cassa positivo di 600 milioni di dollari nel 2023, come dichiarato da Musk su X.
Le proiezioni per il 2025 indicano entrate per 11,8 miliardi: sostenute da domanda privata e contratti con enti militari.
Il contributo pubblico, sebbene non predominante, ha avuto un impatto strategico, con un valore approssimativo di circa 1 miliardo di dollari in fondi e contratti con strutture pubbliche fino al 2024. Nel 2020, Starlink ha ottenuto 885,5 milioni di dollari dal Rural Digital Opportunity Fund (RDOF) della FCC (fonte: FCC), successivamente revocati nel 2022 per il mancato rispetto dei requisiti di velocità, con la decisione confermata nel 2023 e contestata da Musk come “illegale” (fonte: X). Un contratto con il Pentagono nel 2023, del valore di 23 milioni di dollari, ha supportato l’uso di Starlink in Ucraina (fonte: Dipartimento della Difesa USA). Inoltre, contratti con la NASA e il Dipartimento della Difesa per altri progetti SpaceX, come il programma Commercial Crew (valore complessivo di 4,9 miliardi di dollari dal 2014 al 2024, fonte: NASA), hanno indirettamente liberato risorse per Starlink. Elon Musk ha stimato un investimento totale di 30 miliardi di dollari per il progetto, di cui 5-10 miliardi necessari per raggiungere la redditività.
Starlink si configura quindi come un’iniziativa privata, sostenuta dai ricavi operativi di SpaceX, dall’investimento personale di Musk e da finanziatori come Google (Reuters), Fidelity (Reuters), Sequoia Capital (TechCrunch) e Andreessen Horowitz (Forbes), con un contributo limitato ma rilevante di fondi pubblici, pari a circa 1 miliardo di dollari. Senza una IPO, rinviata da Musk al 2025 o oltre per mantenere il controllo strategico (fonte: CNBC), il progetto persegue una visione di lungo periodo, reinvestendo i profitti attuali per obiettivi futuri nel settore aerospaziale.
Note a margine:
•Valore totale dei fondi raccolti da SpaceX (oltre 10 miliardi tra 2015 e 2024): È una stima aggregata basata sui round di finanziamento citati da Reuters, Bloomberg, TechCrunch, Forbes e Crunchbase.
•Costi di lancio e satelliti: I dati su Falcon 9 (2-3 milioni per lancio) e il costo unitario dei satelliti (<500.000 dollari) derivano da dichiarazioni SpaceX e analisi del settore (es. Quilty Space).
•Investimento totale di 30 miliardi e 5-10 miliardi per la redditività: Stima di Musk riportata in interviste e conferenze (es. Satellite 2021), verificabile tramite articoli di Reuters e CNBC.
•Fondi pubblici (circa 1 miliardo): Include RDOF (885,5 milioni, revocati), contratto DoD (23 milioni) e supporto indiretto NASA/DoD, stimato conservativamente.
3- Tecnologia e risorse: come funziona Starlink
Il cuore tecnologico di Starlink: come funziona la rete tra le stelle
Immaginate una rete che naviga tra le stelle, un sistema capace di portare internet veloce ovunque.
È questa l’essenza di Starlink, il progetto di SpaceX che dal 2015 ha costruito un’architettura tecnologica straordinaria. Ma come funziona davvero questa costellazione che collega milioni di persone? La risposta sta in un mix di satelliti innovativi, razzi riutilizzabili e una visione che ha ridefinito la connettività globale.
Starlink opera con migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), tra 340 e 1.150 km di altezza, molto più vicini rispetto ai tradizionali satelliti geostazionari (GEO) a 36.000 km. Questa prossimità riduce la latenza a 20-40 millisecondi -contro i 600-700 ms dei GEO - rendendo il sistema ideale per gaming, videochiamate e applicazioni in tempo reale. Il viaggio tecnico inizia nel febbraio 2018 con i satelliti di test Tintin A e B, seguito dal primo dispiegamento operativo di 60 satelliti nel maggio 2019. Oggi, con oltre 7.000 unità in orbita al 2024, la rete è una realtà globale.
Ogni satellite, con un peso variabile tra 260 e 500 kg a seconda della versione, è un concentrato di tecnologia: pannelli solari per l’energia, propulsori ionici al krypton per il controllo orbitale e antenne phased-array per trasmettere segnali senza parti mobili. I modelli più recenti, come i v1.5 del 2021 e i v2.0 Mini del 2023, integrano laser intersatellitari, attivi su oltre il 90% dei satelliti lanciati dal 2022. Questa tecnologia permette ai satelliti di scambiarsi dati direttamente nello spazio, riducendo la dipendenza dalle stazioni terrestri e migliorando la copertura in aree remote, come gli oceani.
A terra, il sistema si completa con gateway- stazioni connesse alla fibra ottica che collegano i satelliti a internet - e i terminali utente, noti come “Dishy McFlatface”.
Queste antenne paraboliche compatte, anch’esse dotate di phased-array, si orientano automaticamente verso i satelliti. Prodotte in-house da SpaceX, il loro costo è sceso da 3.000 dollari nel 2019 a circa 600 dollari nel 2023, con un prezzo al pubblico di 499 dollari in alcuni mercati.
SpaceX produce questi satelliti a Redmond, Washington, a un ritmo di 120 al mese nel 2023, lanciandoli con il razzo Falcon 9, riutilizzabile fino a 20 volte, per un costo di 2-3 milioni di dollari a missione - un’efficienza che distingue l’azienda.
L’evoluzione tecnologica è costante
I primi satelliti v0.9 del 2019 usavano la banda Ku (12-18 GHz); nel 2020, la v1.0 ha aggiunto la banda Ka (26-40 GHz) per maggiore capacità. I laser del 2021 e i v2.0 Mini del 2023, lanciati con Starship, hanno portato velocità fino a 220 Mbps per i consumatori e oltre 1 Gbps per usi aziendali, come dichiarato da SpaceX nel 2024.
Il software, aggiornato in tempo reale, ottimizza il traffico e mitiga le interferenze, un aspetto regolato dall’International Telecommunication Union (ITU) e dalla FCC.
La rete è dinamica: i satelliti, viaggiando a 27.000 km/h, completano un’orbita ogni 90 minuti e si auto-deorbitano dopo 5-7 anni per ridurre i detriti spaziali.
Con gateway sparsi nel mondo e collaborazioni come quella con Microsoft Azure dal 2020, Starlink copre oltre 70 paesi e serve 4 milioni di utenti al settembre 2024.
È un sistema che unisce risorse impressionanti e innovazione, portando la connettività a un livello mai visto prima.
4 - Criticità tecnologiche: Starlink ha i suoi talloni d’Achille
Limiti e sfide di un gigante spaziale
Un colosso con promesse di connettività globale, fragile sotto il peso delle sue stesse ambizioni: Starlink è una rivoluzione, ma non senza crepe.
Il progetto di SpaceX ha conquistato milioni di utenti, ma dietro il suo successo si celano sfide tecniche, gestionali e ambientali che ne mettono alla prova la sostenibilità.
Quali sono i limiti di questo gigante spaziale?
Uno dei principali punti deboli è la capacità della rete
Con oltre 7.000 satelliti in orbita al 2024 e un obiettivo di 42.000, Starlink fatica nelle aree densamente popolate: la banda condivisa si satura, riducendo le velocità a meno di 50 Mbps rispetto ai 220 Mbps promessi. Nel 2023, SpaceX introduce limiti di dati (1 TB al mese) per i piani base, deludendo chi sperava in un’alternativa illimitata alla fibra. Inoltre, la copertura richiede una chiara visuale del cielo: ostacoli come alberi o edifici interrompono il segnale, un problema intrinseco alle antenne phased-array dei terminali.
La gestione di una costellazione così vasta è un’altra criticità
Coordinare migliaia di satelliti in orbita bassa (LEO) richiede software avanzati per evitare collisioni e interferenze radio. Nel 2022, un satellite Starlink si avvicina pericolosamente a uno cinese, sollevando allarmi internazionali e richieste di regole più severe all’International Telecommunication Union (ITU). L’affollamento orbitale aumenta il rischio di detriti, un pericolo segnalato dall’European Space Agency. La dipendenza dai gateway terrestri limita poi la copertura in aree remote, nonostante i laser intersatellitari introdotti nel 2021.
Manutenzione e aggiornamenti aggiungono complessità
I satelliti, con una vita di 5-7 anni, si auto-deorbitano per ridurre i detriti, ma sostituirli richiede 20-30 lanci annuali con costi di decine di milioni di dollari, anche usando il Falcon 9 riutilizzabile. Nel 2021, una tempesta solare distrugge 40 satelliti, evidenziando la vulnerabilità alle condizioni spaziali. Gli upgrade, come il passaggio ai v2.0 con Starship nel 2023, sono lenti e costosi: SpaceX stima anni e miliardi per completare la transizione, mentre i terminali utente soffrono di guasti (surriscaldamento, malfunzionamenti) con tempi di sostituzione lunghi.
L’impatto ambientale è un altro tallone d’Achille
I satelliti riflettono la luce solare, disturbando le osservazioni astronomiche: soluzioni come DarkSat (2020) e VisorSat (con visiere antiriflesso) mitigano il problema, ma l’Unione Astronomica Internazionale lo considera irrisolto. Il rientro atmosferico dei satelliti solleva interrogativi sugli effetti a lungo termine, ancora poco studiati, mentre i lanci frequenti generano un’impronta di carbonio criticata nel 2023 da ambientalisti. La sostenibilità economica dipende da SpaceX: difficoltà finanziarie o legali, come la disputa FCC sul Rural Digital Opportunity Fund (2022-23), potrebbero destabilizzare il sistema.
Starlink è un trionfo tecnologico che sfida le infrastrutture terrestri con razzi riutilizzabili e antenne avanzate.
Eppure, il suo gigantismo porta interrogativi irrisolti: dalla gestione orbitale alla capacità di bilanciare innovazione e impatto. Il futuro dipenderà dalla capacità di Musk di affrontare queste complessità, senza parlare delle enorni questioni geopolitiche. Insomma, un equilibrio ancora tutto da trovare.
5- Starlink è un mezzo di comunicazione sicuro?
Starlink in battaglia: la sicurezza dei dati per le forze armate
In una guerra la connettività può fare la differenza tra vittoria e sconfitta: Starlink, da questo punto di vista si rivela prezioso, ma è in grado di proteggere i segreti delle forze armate? Utilizzato in Ucraina dal 2022, questo sistema ha dimostrato di poter collegare zone di conflitto prive di infrastrutture. Ma una domanda aleggia pesante come una nuvola che porta tempesta: è davvero un mezzo sicuro per trasmettere dati sensibili in ambito militare?
Esploriamo la tecnologia di trasmissione e la sua affidabilità per le comunicazioni militari
Starlink si basa su una costellazione di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), a circa 550 km dalla superficie, ben più vicini dei satelliti geostazionari (GEO) a 36.000 km. Questa posizione riduce la latenza a 20-40 millisecondi, contro i 600-700 ms dei GEO, garantendo velocità elevate. I satelliti, equipaggiati con antenne phased-array, trasmettono dati nelle bande Ku (12-18 GHz) e Ka (26,5-40 GHz), con la banda E aggiunta nei modelli recenti per maggiore capacità. Queste antenne, prive di parti mobili, usano il beamforming per dirigere i segnali con precisione, minimizzando le interferenze.
Un’innovazione chiave è il collegamento laser intersatellitare, introdotto dal 2021. Ogni satellite, con tre laser, trasferisce dati a 200 Gbps, creando una rete mesh nello spazio che bypassa spesso i gateway terrestri, migliorando la copertura in aree remote.
La propulsione a effetto Hall, alimentata a krypton, regola l’orbita e consente il deorbiting controllato dopo 5-7 anni.
Sul lato utente, il terminale “Dishy” riceve il segnale e lo converte in Wi-Fi o connessione cablata, offrendo velocità oltre i 100 Mbps, come rilevato da Ookla nel 2024.
Per la sicurezza, Starlink offre una crittografia end-to-end di base nella versione civile, proteggendo le comunicazioni tra terminale, satelliti e stazioni terrestri da attacchi esterni generici.
Il beamforming limita la dispersione del segnale, riducendo il rischio di intercettazioni, mentre aggiornamenti rapidi - come quello anti-jamming in Ucraina nel 2022 - mostrano resilienza.
Tuttavia, questa crittografia non soddisfa standard militari come FIPS 140-2, necessari per dati classificati, secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS). Le frequenze Ku e Ka, note e vulnerabili, possono essere disturbate, come tentato dalla Russia, e i laser, pur avanzati, non eliminano del tutto il rischio di intercettazione ottica.
L’uso militare di Starlink emerge nel 2022 in Ucraina, con terminali finanziati privatamente e poi dal Pentagono (contratto 2023 da decine di milioni).
Il DoD ne apprezza la velocità, ma i terminali standard rivelano posizioni - un problema in guerra - e la gestione centralizzata da SpaceX solleva dubbi.
Nel 2023, Musk rifiuta di attivare Starlink vicino alla Crimea, evidenziando il potere di un’azienda privata sulle operazioni militari.
Per ovviare, SpaceX lancia nel 2023 terminali ruggedized (2.500 dollari) con funzioni anti-jamming e, nel 2022, Starshield, una versione militarizzata con crittografia avanzata per clienti governativi come la US Space Force. Eppure, Starshield dipende ancora da Space) SpaceX, limitandone la diffusione.
La centralizzazione è un tallone d’Achille:
SpaceX controlla i dati, e normative come il Cloud Act potrebbero obbligare l’azienda a condividerli con gli USA, un rischio per la sovranità digitale di paesi come l’Italia.
Per le forze armate italiane, usare Starlink senza crittografia autonoma (es. standard NATO) significa affidarsi a SpaceX, vulnerabile a cyberattacchi o accessi interni. Starlink è ideale per comunicazioni tattiche rapide, ma per dati sensibili serve un’integrazione con sistemi propri.
In sintesi, Starlink usa tecnologie all’avanguardia - phased-array, laser, rete mesh - ma nella versione standard non garantisce protezione autonoma per dati militari sensibili. Starshield migliora la sicurezza, ma la dipendenza da SpaceX permane.
Per un uso sicuro, le forze armate devono aggiungere crittografia indipendente, usando Starlink solo come canale.
6- Questioni geopolitiche: Starlink tra tensioni e dichiarazioni
Starlink è un colosso tecnologico che si erge al centro di conflitti e alleanze fragili
La rete satellitare di SpaceX, non è solo un’innovazione, è un attore geopolitico che scuote gli equilibri globali.
Con la capacità di connettere il mondo, si è intrecciata a guerre, controversie e decisioni che trascendono i confini statali, mettendo in luce il potere crescente di un’azienda privata in un’arena un tempo esclusiva dei governi.
Come si è evoluta questa dinamica? La risposta si dipana tra l’Ucraina, gli USA, l’Europa e oltre.
Il ruolo geopolitico di Starlink emerge con forza nel 2022, quando la Russia invade l’Ucraina, devastando le reti di comunicazione locali. Elon Musk risponde “donando” migliaia di terminali, trasformando Starlink in un pilastro per l’esercito ucraino: droni, artiglieria e comunicazioni sul campo dipendono dal sistema. Ma nell’ottobre 2022, una decisione scuote questa alleanza: Musk limita l’accesso a Starlink in Crimea, temendo un’escalation nucleare con Mosca se Kiev attaccasse la flotta russa lì basata, come riportato nella biografia scritta da Walter Isaacson. La mossa, che rallenta l’avanzata ucraina, accende il dibattito sul controllo privato di tecnologie strategiche.
La tensione si riaccende nel 2025
Il 10 marzo, Musk twitta: “Their entire frontline would collapse if I turned it off”, rispondendo al ministro polacco Radosław Sikorski, che aveva criticato la dipendenza ucraina da Starlink - finanziato in parte dalla Polonia con 30 milioni di dollari nel 2024 (Washington Post). Musk rassicura: “Non lo spegnerò mai”, ma il messaggio iniziale evidenzia la vulnerabilità di Kiev. Con 42.000 terminali attivi in Ucraina a marzo 2025 (Euromaidan Press), di cui molti forniti da Polonia e USA, la rete è cruciale, ma la centralità di SpaceX preoccupa gli alleati.
Negli Stati Uniti, l’ascesa di Donald Trump nel 2025 e il suo legame con Musk complicano il quadro
Il 17 marzo, il New York Times rivela l’installazione di Starlink alla Casa Bianca, mentre Elizabeth Warren denuncia al Senato il 16 marzo: “L’FAA ha scartato un contratto da 2,4 miliardi con Verizon per Musk” (The Guardian). Questo alimenta timori di conflitti d’interesse, con Trump che sembra usare Starlink come leva d’influenza. Il Pentagono, con contratti per Starlink e Starshield, tace sui dettagli per sicurezza (AP News), e l’approccio accentua le frizioni transatlantiche.
In Europa, la dipendenza da una tecnologia USA genera allarme
La Polonia, con 24.000 terminali donati all’Ucraina, è “terrificata” da un possibile spegnimento (Daily Mail), e Sikorski il 9 marzo su TwitterX propone alternative come Eutelsat, le cui azioni schizzano (+500% nel 2025, Reuters). L’UE accelera su GOVSATCOM (2026) e Iris2 (2030), ma entrambi sono lontani dall’essere operativi, lasciando il continente in una posizione di attesa. L’Italia, invece, sperimenta Starlink in ambasciate (Burkina Faso, Bangladesh, Libano, Iran) con un possibile accordo da 1,5 miliardi di euro. Il ministro Luca Ciriani il 13 marzo precisa: “Nessuna infrastruttura critica è coinvolta” (Reuters), ma il ritiro USA da alcuni impegni europei (L’Atlantista, 5 marzo) alimenta dubbi sulla sovranità strategica (Euronews).
Le reazioni e le sensibilità internazionali sono molto accese. E Musk, il 12 marzo su X, definisce i leader europei “piccoli burocrati”, ma conferma il supporto all’Ucraina. La Polonia cerca alternative, mentre l’UE e l’Italia bilanciano innovazione e cautela.
Starlink si pone così come una risorsa potenzialmente preziosa ma anche come una gigantesca variabile imprevedibile, ridefinendo il potere geopolitico nell’era delle aziende tecnologiche.
7- Starlink: l’Italia al bivio tra innovazione e sovranità
Un’Italia divisa, sospesa tra il fascino di una poderosa rete stellare e il timore di cedere il controllo: negli ultimi mesi il dibattito su Starlink ha acceso discussioni animate. Il servizio, già disponibile per i privati - con un kit da 349 euro e un abbonamento da 29 euro al mese - potrebbe rivoluzionare le comunicazioni governative e militari se passasse un accordo da 1,5 miliardi di euro.
La tecnologia di Elon Musk promette velocità e copertura, ma ci sono molte ombre: spegnimenti improvvisi, dati a rischio, dipendenza da un privato straniero.
Tra entusiasmi, cautele e alternative, ho tracciato una mappa di appunti su come il Paese sta affrontando questo bivio cruciale.
Starlink è già una realtà quotidiana per molti italiani: nelle aree rurali e montane, dove la fibra latita, offre connessioni rapide (20-40 ms di latenza).
Il dibattito quindi non tocca Starlink nella sua interezza, riguarda invece l’idea di affidarsi a SpaceX per le comunicazioni sensibili - militari, diplomatiche, di emergenza. Questo punto ha scatenato un confronto politico e tecnico. Giorgia Meloni ultimamente guida le trattative con maggiore prudenza. Matteo Salvini apparentemente invece spinge per un sì immediato. Le oppositori e l’Europa temono una perdita di sovranità
Al momento gli scenari attorno a Starlink sono 4: uso cauto, rifiuto netto, valorizzare le alternative europee e infine un approccio ibrido.
Il dibattito riflette un’Italia al crocevia tra innovazione e autonomia.
Dal punto di vista geopolitico, il nodo è strategico
All’inizio di marzo Musk dichiara di voler incontrare direttamente il Presidente Mattarella - viene da chiedersi come mai un miliardario di questa portata non abbia un consigliere che gli spieghi l’abc istituzionale - e viene ovviamente re-indirizzato verso Meloni. Musk, siediti che ti dico una cosa che magari ti può servire un’altra volta: in Italia il Presidente della Repubblica ha un ruolo rappresentativo e non negozia direttamente contratti con imprenditori privati stranieri. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, invece, guida proprio l’azione di governo ed è suo preciso compito partecipare attivamente a incontri per accordare contratti, se coerenti con la politica economica nazionale.
Facciamo un panoramica della posizioni? Così, di getto, dai miei appunti: il 9 gennaio 2025 su Newsweek, Meloni nega colloqui privati “Solo l’interesse nazionale guida la scelta.” Salvini, su TwitterX il 9 marzo, invece si esprime in modo netto “Firma domani, è sicurezza e modernità” (Il Sole 24 Ore). A marzo Meloni ha ancora una posizione tentennante (The Times), e l’UE osserva le evoluzioni con fare sospetto, puntando su IRIS² (2030) e Eutelsat, che con 650 satelliti LEO cresce come rivale (Reuters, 7 marzo). La Polonia, dopo aver speso 50 milioni annui per Starlink in Ucraina, minaccia di abbandonarlo il 10 marzo per l’inaffidabilità di Musk (Euractiv), mentre l’India lo abbraccia (Bloomberg, 18 marzo). Lato Italia, nel frattempo, sono partiti i test in alcune ambasciate (Libano, Iran, Burkina Faso, Bangladesh) che proseguono, ma senza dati classificati (Reuters, 13 marzo).
Tecnicamente, Starlink domina sui competitor con 7.000 satelliti LEO, e una capacità di 350 Tbps e lanci economici* tramite Starship (*10 milioni di dollari contro i 115 di Ariane 6).
In Ucraina dal 2022 è vitale ma ci sono molti limiti che pian piano emergono: velocità di 50-100 Mbps, utili solo in aree remote, e una vita satellitare di 5-7 anni che aumenta detriti. Rischi come spegnimenti o spionaggio preoccupano, anche se Teodoro Valente (ASI) rassicura: “Con crittografia italiana, nessun pericolo” (Reuters, 23 gennaio). Eutelsat, con 50 nuovi satelliti a febbraio 2025 (SpaceNews), si propone come alternativa.
I quattro scenari prendono forma
Uso con cautele - Meloni insiste sul controllo dati (Reuters, 10 gennaio), supportata da Valente.
Si - Salvini vede solo opportunità.
No - Nel PD con Nicita teme per la cybersicurezza (Euractiv), e Grudler avverte su IRIS². Fratoianni attacca “Un monopolista è un rischio” (Reuters, 8 gennaio).
Valutare le alternative - e limitare l’uso a contesti non critici.
L’Italia deve scegliere.
Starlink può spingere il PNRR (1 Gbps entro 2026)?Può aiutare i militari o gestire emergenze con Telespazio? Forse, ma la dipendenza è critica, sia sul piao tecnico che su quello geopolitico, e quindi va bilanciata con IRIS² e Eutelsat e l’adozione di regole ferree su crittografia e supervisione. Innovazione o sovranità? La decisione plasmerà il futuro strategico del Paese.
8- Oltre l’orbita di Musk: le alternative a Starlink per connettere Italia ed Europa
Immaginate un cielo dove internet scende su ogni angolo d’Italia, dai borghi alpini alle isole dimenticate, il tutto senza cavi o torri. Starlink di Elon Musk ha acceso questa visione, ma non è l’unico astro in gioco.
In Italia e in Europa, si valutano tutte le alternative possibili, se non oggi domani, per offrire connettività veloce, sicura e sovrana, spinte da esigenze di autonomia e sicurezza.
Perché guardare oltre SpaceX? La risposta è chiara: dipendere da un privato americano in un mondo di tensioni geopolitiche è un rischio che molti non vogliono correre.
Scopriamo le opzioni più promettenti per un futuro connesso senza Musk
Starlink domina con oltre 7.000 satelliti LEO al marzo 2025, portando 150 Mbps anche nelle aree remote italiane. Ma i suoi limiti e i rischi di spegnimento, il controllo dei dati, dipendenza USA (soprattutto in questo particolare momento critico sul piano internazionale) - hanno spinto il governo a riconsiderare un accordo da 1,5 miliardi di euro (Reuters, 17 febbraio 2025). In Europa, il caso Ucraina, con Musk che ha minacciato di tagliare Kyiv (Politico, 3 marzo 2025), ha rafforzato la necessità di alternative. Tre motivi guidano questa ricerca: sicurezza nazionale per i dati sensibili, autonomia tecnologica e competizione per evitare monopoli.
Le alternative in campo
Diverse opzioni, europee e globali, sfidano Starlink. Ecco i protagonisti:
A. Eutelsat/OneWeb: un’Europa già in orbita
- Cos’è: Fusione 2023 tra Eutelsat (Francia) e OneWeb (UK), con 653 satelliti LEO (The Next Web, 11 marzo 2025).
- Vantaggi: Copertura europea solida, 100 Mbps, latenza bassa; 2.000 terminali in Ucraina e trattative con l’Italia per servizi criptati (The Next We).
- Svantaggi: Meno satelliti e terminali meno avanzati rispetto a Starlink.
- Ideale per: Governi e aziende che cercano un’opzione vicina e operativa.
B. IRIS²: il futuro sovrano dell’UE
- Cos’è: Progetto UE da 10,6 miliardi di euro per 292 satelliti multi-orbita (LEO, MEO, GEO), operativo dal 2030 (How To Geek, 16 dicembre 2024).
- Vantaggi: Sicurezza per governi, resilienza con orbite miste, collaborazione Airbus-Thales-SES (Politico, 10 marzo 2025).
- Svantaggi: Tempi lunghi e costi elevati (Defense Express, 4 marzo 2025).
- Ideale per: Strategia a lungo termine per l’indipendenza europea.
C. SES: il veterano affidabile
- Cos’è: Rete MEO O3b mPOWER da Lussemburgo, con banda fino a 10 Gbps (SES).
- Vantaggi: Servizi personalizzati per governi, già attiva (Reuters, 7 marzo 2025).
- Svantaggi: Terminali costosi, no mercato privato (Reuters).
- Ideale per: Enti pubblici con budget alti.
D. Progetto italiano: un sogno nazionale
- Cos’è: Costellazione LEO proposta dall’ASI (Reuters, 19 febbraio 2025).
- Vantaggi: Autonomia totale, coinvolgimento di Leonardo e Telespazio (Digital Watch Observatory, 21 febbraio 2025).
- Svantaggi: Fase embrionale, risorse limitate (Reuters).
- Ideale per: Comunicazioni sensibili italiane, ma non imminente.
E. Oltre l’Europa
- Kuiper (Amazon): 3.236 satelliti pianificati, solo due in test. Futuro concorrente, ma acerbo.
- Qianfan (Cina): 14.000 satelliti in sviluppo, primi lanci 2024. Potente, ma geopoliticamente rischiosa.
Confronto pratico
- Velocità: Starlink (150 Mbps) batte Eutelsat (100 Mbps); SES offre 10 Gbps per grandi utenti.
- Copertura: Starlink (7.000 satelliti) supera Eutelsat (653) e SES (limitata).
- Tempi: Eutelsat e SES sono pronte; IRIS² e il progetto italiano lontani.
- Costi: Starlink (100 euro/mese) è accessibile ai privati; SES e Eutelsat costano di più per enti.
Per l’Italia, Eutelsat è l’alternativa immediata, mentre i cittadini possono usare Starlink o fibra TIM/Fastweb.
Sfide e opportunità
Costruire alternative è costoso, IRIS² richiede miliardi, il progetto italiano risorse pubbliche, ed è complesso: i terminali LEO devono essere leggeri e coordinati, un’arte in cui SpaceX spadroneggia. Ma i benefici pesano: indipendenza da Musk o Cina, spinta all’industria europea (IRIS²): resilienza contro crisi geopolitiche.
Un cielo condiviso
Starlink ha tracciato la via, ma non è l’unico sentiero. Eutelsat è pronta ora, SES serve esigenze specifiche, IRIS² e il progetto italiano guardano lontano. Per l’Italia, un mix di Starlink e soluzioni locali è pragmatico, ma l’Europa vuole il suo spazio.
9 Starlink e l’Italia - A mio parere
Occorre bilanciare la parte tecnica, scientifica e geopolitica
- Un bivio cruciale: connettività o controllo?
Immaginiamo un’Italia dove internet corre veloce dalle Alpi alle isole, un sogno digitale che Starlink, forse, potrebbe realizzare con i suoi 7.000 satelliti in orbita bassa. Velocità fino a 150 Mbps e una (teorica) copertura capillare: è difficile non essere affascinati dall’opportunità di colmare il divario digitale del PNRR e contemporaneamente affrontare emergenze o missioni militari.
Ma c’è più di un’ombra che pesa nella decisione:
Da un lato affidarsi a SpaceX significa dipendere da chi potrebbe spegnere tutto dall’altra parte dell’oceano, come già accaduto e come di recente Musk ha minacciato (Ucraina, 2025). Ed è questo è il bivio più pesante che pesa nella decisione per l’Italia: connettività o sovranità?
Dall’altro, a differenza dei sistemi passati, limitati in numero e capacità, Starlink utilizza migliaia di satelliti per offrire internet a banda larga, bassa latenza e alta velocità in tutto il mondo, incluse le aree remote. I competitor faticano a competere con SpaceX, valutata oggi 350 miliardi di dollari.
Il vantaggio di SpaceX si basa su alcuni aspetti cruciali difficili da replicare e che a molti non sono affatto chiari, chiariamoli una volta per tutte:
L’integrazione verticale. SpaceX produce internamente razzi, satelliti e infrastrutture, evitando l’esternalizzazione. Starlink, divisione di SpaceX, beneficia di questa struttura.
L’azienda gestisce ben quattro basi di lancio, tra cui Starbase in Texas, costruisce razzi come Falcon 9 e il futuro Starship (il più potente mai realizzato), realizza i satelliti Starlink, i terminali utente e, in parte, le stazioni di terra. Questo controllo totale sulla filiera (punti 1 e 2 ) riduce i costi e rende il servizio accessibile ai consumatori.
E poi c’è forse il più cruciale punto di forza: i lanciatori. Falcon 9, il più usato al mondo, è parzialmente riutilizzabile con il primo stadio recuperabile. Starship, operativo dal 2025, sarà completamente riutilizzabile, con booster e navetta pronti a ripartire in 6 ore. Questa tecnologia avanzata e a basso costo rende SpaceX, e quindi Starlink, molto difficile da eguagliare sotto l’aspetto economico e non solo.
Il contesto quindi è teso. L’accordo da 1,5 miliardi per integrare Starlink nelle comunicazioni istituzionali divide il Paese: promette innovazione, ma privacy e autonomia tecnologica sono fortemente, per non dire sicuramente, a rischio.
Lo scontro con Telecom Italia, accusata di bloccare dati sulle frequenze, aggiunge caos, mentre AGCOM e il Ministero cercano una via. Intanto, l’Europa spinge per l’indipendenza con Eutelsat/OneWeb (653 satelliti, 100 Mbps), IRIS² (10,6 miliardi, pronta nel 2030), un progetto nazionale ASI ancora embrionale e la fibra/5G per le città.
Si delineano quindi tre scenari
Primo: usare Eutelsat ora e passare in futuro a IRIS².
Secondo: adottare un approccio ibrido che usi Starlink per i cittadini (si sta già facendo), Eutelsat per il governo e ASI per il futuro, un compromesso tra velocità e controllo.
Terzo: puntare su fibra e IRIS², rinunciando a soluzioni esterne, ma lasciando scoperte le aree remote fino al 2030.
Tecnicamente, sotto molti aspetti Starlink brilla: latenza a 20-100 ms, gestione di 6.000 satelliti con software e propulsori ionici.
Eppure, il jitter in zone isolate, i 50.000 “quasi incidenti” annui (dati ESA), i riflessi che disturbano gli astronomi e i detriti preoccupano.
Per la sicurezza dei dati, serve più di AES-256: protocolli quantistici, autenticazione avanzata e regole GDPR, e assicurazioni nella cifratura.
La scelta? A mio parere, soprattutto con le tensioni recenti, non si può cedere del tutto a SpaceX, non solo per gli attriti geopolitici - Starlink ha anche dei limiti tecnici e di sicurezza oggettivi. La via più saggia sarebbe forse quella di usare Eutelsat per la sovranità ora, preparare IRIS² e limitare Starlink ai civili, con l’ASI e regole rigide come rete di sicurezza.
È una partita tecnologica quanto geopolitica: bisogna riuscire a innovare senza perdere il controllo.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro Intelligenza Artificiale: cos’è davvero con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.