Starlink è sicuro per i governi? I pericoli nascosti- III settimana di marzo 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 20 marzo 2025
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Starlink è un mezzo di comunicazione sicuro?
Starlink in battaglia: la sicurezza dei dati per le forze armate
In una guerra la connettività può fare la differenza tra vittoria e sconfitta: Starlink, da questo punto di vista si rivela prezioso, ma è in grado di proteggere i segreti delle forze armate? Utilizzato in Ucraina dal 2022, questo sistema ha dimostrato di poter collegare zone di conflitto prive di infrastrutture. Ma una domanda aleggia pesante come una nuvola che porta tempesta: è davvero un mezzo sicuro per trasmettere dati sensibili in ambito militare?
Esploriamo la tecnologia di trasmissione e la sua affidabilità per le comunicazioni militari
Starlink si basa su una costellazione di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), a circa 550 km dalla superficie, ben più vicini dei satelliti geostazionari (GEO) a 36.000 km. Questa posizione riduce la latenza a 20-40 millisecondi, contro i 600-700 ms dei GEO, garantendo velocità elevate. I satelliti, equipaggiati con antenne phased-array, trasmettono dati nelle bande Ku (12-18 GHz) e Ka (26,5-40 GHz), con la banda E aggiunta nei modelli recenti per maggiore capacità. Queste antenne, prive di parti mobili, usano il beamforming per dirigere i segnali con precisione, minimizzando le interferenze.
Un’innovazione chiave è il collegamento laser intersatellitare, introdotto dal 2021. Ogni satellite, con tre laser, trasferisce dati a 200 Gbps, creando una rete mesh nello spazio che bypassa spesso i gateway terrestri, migliorando la copertura in aree remote.
La propulsione a effetto Hall, alimentata a krypton, regola l’orbita e consente il deorbiting controllato dopo 5-7 anni.
Sul lato utente, il terminale “Dishy” riceve il segnale e lo converte in Wi-Fi o connessione cablata, offrendo velocità oltre i 100 Mbps, come rilevato da Ookla nel 2024.
Per la sicurezza, Starlink offre una crittografia end-to-end di base nella versione civile, proteggendo le comunicazioni tra terminale, satelliti e stazioni terrestri da attacchi esterni generici.
Il beamforming limita la dispersione del segnale, riducendo il rischio di intercettazioni, mentre aggiornamenti rapidi - come quello anti-jamming in Ucraina nel 2022 - mostrano resilienza.
Tuttavia, questa crittografia non soddisfa standard militari come FIPS 140-2, necessari per dati classificati, secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS). Le frequenze Ku e Ka, note e vulnerabili, possono essere disturbate, come tentato dalla Russia, e i laser, pur avanzati, non eliminano del tutto il rischio di intercettazione ottica.
L’uso militare di Starlink emerge nel 2022 in Ucraina, con terminali finanziati privatamente e poi dal Pentagono (contratto 2023 da decine di milioni).
Il DoD ne apprezza la velocità, ma i terminali standard rivelano posizioni - un problema in guerra - e la gestione centralizzata da SpaceX solleva dubbi.
Nel 2023, Musk rifiuta di attivare Starlink vicino alla Crimea, evidenziando il potere di un’azienda privata sulle operazioni militari.
Per ovviare, SpaceX lancia nel 2023 terminali ruggedized (2.500 dollari) con funzioni anti-jamming e, nel 2022, Starshield, una versione militarizzata con crittografia avanzata per clienti governativi come la US Space Force. Eppure, Starshield dipende ancora da Space) SpaceX, limitandone la diffusione.
La centralizzazione è un tallone d’Achille:
SpaceX controlla i dati, e normative come il Cloud Act potrebbero obbligare l’azienda a condividerli con gli USA, un rischio per la sovranità digitale di paesi come l’Italia.
Per le forze armate italiane, usare Starlink senza crittografia autonoma (es. standard NATO) significa affidarsi a SpaceX, vulnerabile a cyberattacchi o accessi interni. Starlink è ideale per comunicazioni tattiche rapide, ma per dati sensibili serve un’integrazione con sistemi propri.
In sintesi, Starlink usa tecnologie all’avanguardia - phased-array, laser, rete mesh - ma nella versione standard non garantisce protezione autonoma per dati militari sensibili. Starshield migliora la sicurezza, ma la dipendenza da SpaceX permane.
Nota di sintesi - Starlink è sicuro per le istituzioni?
Starlink non è sicuro per comunicazioni istituzionali o militari a causa di vulnerabilità strutturali e gestionali. SpaceX, privata e senza obblighi di trasparenza (JDSupra, Schiff.senate.gov), può sospendere il servizio unilateralmente (es. Ucraina, The Drive). La dipendenza da un’entità privata crea rischi geopolitici, con stati ostili in grado di interrompere la rete (The Economic Times). Terminali e gateway subiscono jamming, cyberattacchi (Wired) e malware (es. “Malware 4. STL”, Cyber Defense Magazine). La crittografia non protegge da exploit hardware (Wouters 2023) né dalla governance opaca. Non ci sono obblighi legali di continuità in crisi (The Drive).
Soluzioni come satelliti militari dedicati garantirebbero sicurezza, ma costano miliardi e anni. Reti ibride con infrastrutture terrestri sicure mitigherebbero alcuni rischi, senza risolvere il controllo privato o il jamming. Crittografia quantistica e accordi con SpaceX (LHEVO, CC-TI) migliorerebbero la sicurezza, ma non eliminerebbero interferenze o decisioni unilaterali. I rischi strategici restano probabilmente insuperabili.
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Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.