Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
Benvenuti alla seconda settimana di marzo 2025!
Come sempre, prima di entrare nei contenuti veri e propri, facciamo due chiacchiere.
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SOMMARIO dei 5 temi della settimana + 5 APPROFONDIMENTI
Questa newsletter, grazie ai suoi contenuti e alla particolare composizione di chi la segue è di fatto un piccolo salotto letterario. E vorrei ringraziare chi tra voi ha già sottoscritto una promessa di abbonamento. Gli abbonamenti non sono ancora attivi e non so se un domani attiverò degli abbonamenti o una forma di crowdfunding o un mix tra le due cose. E in previsione di questo, ho deciso di offrire un benefit a chi sottoscrive una promessa di abbonamento (non è vincolate, si può revocare in qualunque momento) prima che l’abbonamento venga introdotto. Un piccolo segno di ringraziamento a chi mi sta dimostrando stima e fiducia con un gesto di fiducia in questa fase di lancio.
NOVITA’: “Il Segnalibro” da questa settimana, in modo occasionale, segnalerò libri correlati ai nostri temi.
LA SINTESI GENERALE DEI 5 TEMI TRATTATI
Le sfide tecnologiche si stanno intensificando e sollevano domande critiche che riguardano il nostro futuro.
Questa settimana parliamo di una serie di sviluppi che vanno dall’attacco hacker a Twitter e le accuse di Elon Musk che ipotizza l’interferenza dell’Ucraina, ai conflitti tra il governo britannico e Apple sul diritto alla privacy (ne avevamo già parlato, ma ci sono nuovi sviluppi), passando per il dibattito internazionale sul destino di TikTok e l’emergere prepotente di nuove frontiere tecnologiche, tra cui il primo computer biologico e le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale.
Elon Musk e la guerra digitale: l’Ucraina accusata di sabotare Twitter
Elon Musk, da quando ha acquisito Twitter, non ha mai mancato di suscitare polemiche. Recentemente, durante un’intervista con il Financial Times, ha accusato l’Ucraina di essere responsabile dell’attacco informatico che ha colpito la piattaforma. Secondo Musk, l’interferenza ucraina avrebbe mirato a destabilizzare Twitter, una dichiarazione che aggiunge un nuovo strato di tensione geopolitica alla gestione di Musk del social network. La vicenda evidenzia come le piattaforme tecnologiche siano sempre più al centro di battaglie politiche globali, dove la sicurezza digitale e la sorveglianza incrociata tra governi si intrecciano con il controllo delle informazioni.
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TikTok: tra il rischio di ban e la lotta per la privacy
TikTok continua a essere al centro del dibattito pubblico, in particolare per la sua gestione dei dati degli utenti e la sua proprietà cinese. La crescente pressione per il ban di TikTok negli Stati Uniti, unita alla posizione del governo cinese contro una potenziale vendita forzata della piattaforma, ha riacceso il dibattito su sicurezza e privacy. L’Europa, che ha già posto regole severe sulla protezione dei dati con il GDPR, si trova a dover affrontare una nuova questione: come bilanciare la protezione della privacy con il controllo geopolitico su piattaforme digitali sempre più potenti. Il caso di TikTok è solo uno degli esempi più evidenti di come le politiche sulla privacy e la sicurezza siano ormai una battaglia globale, tra interessi economici, politici e tecnologici.
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CL1: Il primo computer biologico commerciale che cambia le regole del gioco
Un’innovazione che sembra uscita da un film di fantascienza sta prendendo forma con il CL1, il primo computer biologico commerciale. Presentato dalla startup australiana Cortical Labs, il dispositivo unisce neuroni umani coltivati in laboratorio a chip di silicio, creando una nuova forma di intelligenza artificiale. Il CL1 potrebbe rivoluzionare settori come la ricerca farmaceutica, la medicina personalizzata e l’intelligenza artificiale stessa, sfruttando i neuroni per apprendere rapidamente con un consumo energetico ridotto rispetto alle tradizionali macchine AI. Tuttavia, l’uso di cellule umane solleva questioni etiche su come vengono gestiti i dati e la possibilità che queste tecnologie vengano utilizzate in modi imprevisti, dando vita a un nuovo dibattito sull’equilibrio tra innovazione e responsabilità.
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Apple contro il governo del Regno Unito: la privacy in gioco
La questione della privacy continua a essere al centro dei conflitti tra le grandi aziende tecnologiche e i governi. Come riportato in una precedente newsletter, Apple ha dovuto fronteggiare la richiesta del governo del Regno Unito, che invocava le leggi sulla sicurezza nazionale per ottenere l’accesso ai dati degli utenti salvati su iCloud, costringendo l’azienda a creare una backdoor per consentire l’accesso alle autorità. Tuttavia, Apple ha deciso di non cedere e, in risposta, ha disattivato la funzione “Advanced Data Protection” per gli utenti del Regno Unito, riducendo il livello di crittografia disponibile, ma evitando di creare una backdoor. Successivamente, a marzo 2025, Apple ha portato il governo britannico davanti all’Investigatory Powers Tribunal, contestando l’ordine cui era stata costretta ad adeguarsi. Questo conflitto solleva interrogativi cruciali sulla protezione dei dati dei cittadini, evidenziando la tensione tra la sicurezza nazionale e i diritti digitali individuali. La decisione di Apple di intraprendere questa battaglia legale potrebbe avere ripercussioni globali, influenzando il futuro delle politiche sulla privacy in tutto il mondo.
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Oppo e Google: la privacy come nuovo campo di battaglia nell’AI
Nel mondo dell’intelligenza artificiale, il rispetto della privacy sta diventando una priorità sempre più urgente. Oppo ha annunciato una partnership con Google per sviluppare un sistema di AI che sfrutta la potenza del cloud ma preserva la privacy degli utenti, ispirandosi ai modelli di crittografia avanzata utilizzati da Apple. Questo sistema, che elabora i dati sui dispositivi senza inviarli ai server, rappresenta una novità significativa nel panorama Android, dove la privacy è spesso stata messa in secondo piano. La mossa potrebbe segnare un passo importante verso un nuovo standard di privacy nell’intelligenza artificiale mobile, ma resta da vedere quanto saranno trasparenti i due colossi tecnologici in merito alla gestione dei dati.
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Il Glossario: LINK A cos’è una False Flag
Il Segnalibro: LINK A oggi parliamo di “Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity.” di Daron Acemoglu e Simon Johnson (Hachette Book Group, 2023)
QUI DI SEGUITO TROVATE TUTTI E 5 GLI APPROFONDIMENTI
- Un Cyberattacco destabilizza X: Musk accusa l’Ucraina, ma un gruppo hacker rivendica l’azione -
Lunedì 10 marzo 2025, la piattaforma X (ex Twitter) ha subito gravi disservizi a livello globale, con migliaia di utenti in tutto il mondo impossibilitati ad accedere per diverse ore. Il problema è iniziato intorno alle 10:00 CET (10:30 secondo alcune rilevazioni), con picchi di malfunzionamenti segnalati su Downdetector—oltre 3000 solo in Italia—intorno alle 11:00, 14:00 e 17:00. I disservizi si sono manifestati in tre ondate principali, con una normalizzazione parziale solo in serata. Elon Musk, proprietario di X, ha commentato sulla piattaforma alle 18:25 CET: “C’è stato (e c’è ancora) un massiccio attacco informatico contro X. Veniamo attaccati ogni giorno, ma questo è stato fatto con molte risorse. Dev’essere coinvolto un grande gruppo coordinato e/o un paese. Stiamo tracciando…”. Più tardi, in un’intervista a Fox Business, ha aggiunto che gli indirizzi IP coinvolti proverrebbero dall’area dell’Ucraina, alimentando speculazioni geopolitiche.
Si parla di un attacco DDoS (Distributed Denial of Service), una tecnica che sovraccarica i server con un volume enorme di richieste per renderli inaccessibili. Esperti come Isik Mater di NetBlocks hanno notato che il pattern dei blackout è compatibile con questa tipologia di attacco, mentre un’indagine di Wired del 12 marzo ha evidenziato una vulnerabilità nei server di X - legata a una configurazione non ottimale - che avrebbe amplificato l’impatto. Alcuni ricercatori, come Kevin Beaumont, hanno ipotizzato il coinvolgimento di una botnet simile a Mirai, con indirizzi IP sparsi non solo in Ucraina, ma anche in Australia, Canada, India, Regno Unito e Stati Uniti, rendendo l’attribuzione a un singolo paese meno credibile.
Rivendicazioni e contraddizioni
Poco dopo l’inizio dei problemi, il gruppo hacker pro-palestinese “Dark Storm Team”, nato nel 2023 e noto per attacchi contro siti NATO e israeliani, ha rivendicato la responsabilità tramite un post su Telegram (ora rimosso), secondo Newsweek. Il collettivo, che si finanzia con furti di dati e attacchi su commissione, non ha chiarito se l’azione avesse motivazioni politiche, finanziarie o fosse diretta personalmente contro Musk. Questa rivendicazione complica il quadro, poiché si discosta dall’accusa di Musk verso l’Ucraina. Wired ha riportato che gli esperti di sicurezza, come Shawn Edwards di Zayo, non hanno trovato prove di un’origine ucraina predominante - l’Ucraina non era tra i primi 20 paesi coinvolti nel traffico malevolo - sottolineando come i DDoS utilizzino botnet globali e VPN per mascherare la fonte.
Analisi e contesto
Sui media internazionali, come Wired e Reuters, l’attacco è stato descritto come uno dei più lunghi e significativi nella storia della piattaforma. Musk ha insistito sull’idea di un’operazione sofisticata, ipotizzando un “grande gruppo coordinato” o un paese, ma né lui né X Corp hanno fornito aggiornamenti concreti sul “tracciamento” promesso al 12 marzo 2025.
Alcuni su X hanno speculato* su un coinvolgimento di servizi britannici mascherati da azione ucraina, o di gruppi filo-russi/Hamas, mentre altri collegano* l’attacco al ruolo di Musk come consigliere di Trump e alle sue posizioni controverse, inclusa la recente minaccia di togliere all’Ucraina la copertura di Starlink, vitale per il conflitto in corso.
A mio parere:
Al momento X è operativo senza ulteriori interruzioni segnalate ed è molto più probabile che si sia trattato di un attacco DDoS massiccio piuttosto che di un problema tecnico interno, ma le accuse di Musk sull’Ucraina rimangono speculative e non corroborate da prove, risultando gravi in un contesto geopolitico già molto teso.
Non dobbiamo dimenticare che i molteplici tagli al personale tecnico di X negli ultimi anni potrebbero aver indebolito le difese contro attacchi di questo tipo.
La rivendicazione del Dark Storm Team al momento resta la pista più concreta, anche se non è chiaro se ci sia un mandante.
La situazione è incerta, l’indagine è in corso.
Fonti: CNN Business: https://www.cnn.com/2025/03/10/tech/elon-musk-x-outages-cyberattack• The Guardian https://www.theguardian.com/technology/2025/mar/10/elon-musk-claims-massive-cyber-attack-caused-x-outages • Al Jazeera: https://www.aljazeera.com/news/2025/3/10/elon-musk-says-x-targeted-by-cyberattack-after-outage • Reuters:https://www.reuters.com/technology/musk-blames-x-outage-cyberattack-2025-03-10/ • Daily Mail Online https://www.dailymail.co.uk/news/article-13179843/Elon-Musk-reveals-massive-cyberattack-X.html • Wired https://www.wired.com/story/massive-ddos-attack-x-musk-ukraine-dark-storm/
- TikTok tra crescita esplosiva e controversie globali -
Oggi facciamo il punto sull’intera vicenda TikTok, a partire dall'inizio delle scintille fino al momento attuale, così da fare ordine per tutti e mettere anche chi non ha osservato la questione fin dall'inizio nella possibilità di seguire. Ma il motivo per cui esco con questo pezzo è che ci sono delle importati novità. Ma partiamo dall’inizio.
TikTok con la sua crescita esplosiva e il suo algoritmo personalizzato, è diventato uno dei social media più influenti al mondo. Tuttavia, la piattaforma è al centro di numerose controversie legate alla sicurezza, alla privacy e alla geopolitica. In questo articolo, analizziamo la situazione attuale di TikTok, con uno sguardo alla sua evoluzione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia, e alle implicazioni per la tecnologia, la privacy e la geopolitica globale.
Perché TikTok è così controverso
TikTok è una piattaforma di social media per la condivisione di brevi video, lanciata nel 2016 dalla cinese ByteDance. Oggi conta oltre 1 miliardo di utenti attivi, ed è diventato il punto di riferimento per tanti, ma soprattutto per i giovani di tutto il mondo, grazie anche a un algoritmo che personalizza i contenuti che propone in timeline, utilizzando molto meglio di altri, l'intelligenza artificiale a questo scopo. La piattaforma attira però molte preoccupazioni, vediamo brevemente le principali:
La questione cinese: l’accusa è che ByteDance sia influenzata dal governo cinese e questo solleva timori legati alla sicurezza dei dati degli utenti.
Privacy: TikTok raccoglie una vasta gamma di dati, dai comportamenti di navigazione alle informazioni biometriche, suscitando preoccupazioni sulla loro gestione.
Sicurezza nazionale: Alcuni governi temono che TikTok possa essere utilizzato per influenzare opinioni pubbliche o danneggiare infrastrutture critiche.
La situazione negli Stati Uniti: dalle minacce di ban alla proposta di acquisizione
LA TIMELINE
2020 - La controversia con TikTok negli Stati Uniti - contrariamente a quanto molti pensano - non è iniziata in queste ultime settimane, anche se è comunque iniziata sotto la presidenza di Donald Trump. Nel 2020 infatti, Trump cercò di vietare l’app per motivi di sicurezza nazionale. Sebbene quel tentativo fosse stato bloccato, la situazione è rimasta tesa.
Aprile 2024 - Gennaio 2025 - A partire da gennaio 2025, TikTok ha affrontato una situazione tumultuosa negli USA. Una legge approvata dal Congresso nell'aprile 2024, e firmata dall'ex presidente Joe Biden - il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, perché non è solo l’Europa a legiferare sul mondo digitale straniero, ma non ditelo a Trump che recentemente ha minacciato l’Europa proprio per le sue leggi sul digitale, NOTIZIA 4 - obbligava ByteDance a vendere la piattaforma a un'entità non legata al governo cinese entro il 19 gennaio 2025, pena un divieto nazionale.
Il 17 Gennaio 2025 - La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato all'unanimità la validità di questa legge, ribadendo che le preoccupazioni per la sicurezza nazionale - legate al timore che il governo cinese potesse accedere ai dati degli utenti americani o influenzare l'opinione pubblica - prevalgono sui diritti di libertà di espressione invocati da ByteDance.
Il 19 gennaio 2025 - TikTok è stato effettivamente bloccato per alcune ore negli Stati Uniti, con l'app resa inaccessibile per i suoi 170 milioni di utenti americani. Tuttavia, il ban è durato meno di 12 ore.
Il 20 gennaio 2025 - Donald Trump, che si è insediato come presidente, è intervenuto rapidamente. Dopo aver annunciato su Truth Social l'intenzione di "salvare TikTok", Trump ha negoziato con ByteDance e i fornitori di servizi (come Google, Apple e Oracle) per ripristinare l'accesso, evitando sanzioni immediate. TikTok ha ringraziato Trump pubblicamente per aver fornito "chiarezza e rassicurazioni" ai provider, permettendo alla piattaforma di tornare online già il 19 gennaio sera.
Trump ha suggerito una soluzione a lungo termine: una joint venture in cui gli Stati Uniti deterrebbero il 50% delle quote di TikTok, garantendo così un controllo nazionale senza bandire l'app. Inoltre, ha ventilato la possibilità di un ordine esecutivo per posticipare il termine della cessione di 90 giorni, dando tempo per negoziare un accordo definitivo. Al momento, non è chiaro se questa proposta si concretizzerà, ma la palla è ora nelle mani di Trump e della sua amministrazione.
Ipotesi di Acquisizione
Parallelamente, sono emerse speculazioni su possibili acquisizioni. Una delle figure più discusse è stata Elon Musk (strano, chi l’avrebbe mai detto) che a gennaio, secondo Bloomberg, avrebbe avuto contatti con dei funzionari cinesi e ByteDance, i quali avrebbero considerato di offrirgli l'acquisto di TikTok come "segnale politico" verso Trump. Tuttavia, non ci sono conferme concrete di un interesse reale da parte di Musk, che si è limitato a criticare il ban come contrario alla libertà di espressione, pur sottolineando l'asimmetria con la Cina, dove X non è consentito.
La novità:
Il 3 marzo 2025 - arriva una novità significativa - che poi è il motivo per cui ho deciso di dedicare un articolo di recap generale su TikTok in questo momento - da Frank McCourt, miliardario proprietario dell'Olympique Marsiglia, che ha annunciato a Reuters di aver unito le forze con Alexis Ohanian, cofondatore di Reddit, per presentare un'offerta per rilevare le attività americane di TikTok.
Il 4 marzo 2025 - Ohanian, in un post su X, ha confermato il suo coinvolgimento, sottolineando l'intenzione di "portare TikTok on-chain" (sfruttando tecnologie blockchain) e renderlo una piattaforma più orientata ai creator. Questa proposta rappresenta un'alternativa concreta, ma non ci sono dettagli su come procederanno le trattative con ByteDance o sull'approvazione del governo USA.
Stato Attuale e Prospettive
13 marzo 2025 - TikTok è operativo negli Stati Uniti grazie all'intervento di Trump, ma il suo futuro rimane incerto. La legge sul ban non è stata revocata, e ByteDance non ha ancora ceduto la piattaforma.
La situazione potrebbe evolversi nei prossimi 75 giorni - periodo in cui l'amministrazione Trump dovrà prendere una decisione definitiva.
La posizione di ByteDance e della Cina
ByteDance si oppone fermamente alla vendita, etichettandola come una “rapina”. La Cina ha reagito inserendo l’algoritmo di TikTok tra le tecnologie non esportabili. E come non bastasse, le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti e le contromisure cinesi complicano ulteriormente il negoziato.
A margine della vicenda, cosa accade in Europa e Italia?
In Europa, TikTok è costantemente sotto esame per il rispetto delle normative sulla privacy, come la GDPR. Sebbene abbia aperto data center in Irlanda per ospitare i dati degli utenti europei, il dibattito sulla privacy rimane caldo, soprattutto riguardo alla proposta del Consiglio europeo del 9 ottobre 2024 di scansionare i messaggi criptati. Se TikTok dovesse cambiare proprietà, l’Europa potrebbe rivalutare le sue politiche di protezione dei dati.
In Italia, il Garante per la Protezione dei Dati ha imposto multe a diverse aziende, inclusa TikTok, per la gestione dei dati dei minori. Al momento non ci sono proposte di un ban, ma piuttosto un’attenzione crescente alla regolamentazione.
A mio parere:
TikTok è al centro di un’incrocio tra politica, tecnologia e privacy. Negli Stati Uniti, la lotta per il controllo della piattaforma prosegue, mentre in Europa e in Italia la regolamentazione è al centro del dibattito. La Cina sembra pronta a difendere la sua piattaforma a tutti i costi. Il futuro di TikTok quindi a oggi rimane incerto, ma le sue implicazioni per il panorama digitale globale sono destinate a essere profondamente significative.
Implicazioni collaterali
Un eventuale ban o vendita forzata potrebbe orientare gli utenti verso altre piattaforme come Instagram Reels o YouTube Shorts. Tuttavia, il successo di TikTok è anche legato ai creatori di contenuti, che rischiano di subire perdite economiche se la piattaforma viene ridimensionata.
Impatti globali e tecnologici
•Geopolitica: TikTok è al centro della guerra tecnologica tra USA e Cina, con possibili implicazioni per altri Paesi. L’India, ad esempio, ha già vietato l’app nel 2020.
•Tecnologia: l’algoritmo di TikTok è un asset fondamentale. Se TikTok dovesse essere venduto senza il suo algoritmo, il valore della piattaforma potrebbe subire un drastico calo.
•Utenti: milioni di utenti americani e europei sono molto fedeli a TikTok, ma potrebbero migrarvi meno facilmente verso altre piattaforme se le alternative non riuscissero a replicare l’esperienza unica offerta da TikTok.
Ma quali sono le possibili prospettive future?
•Scenario1: vendita completata. Se un acquirente americano riuscisse a convincere ByteDance e la Cina approvasse, TikTok potrebbe continuare a operare con un modello più trasparente e orientato alla privacy.
•Scenario2: Ban negli USA. Se non si trova un accordo, TikTok sparirà dal mercato statunitense, potenziando i concorrenti locali e indebolendo ByteDance.
•Scenario3: Stallo. TikTok potrebbe diventare un’arma nelle trattative diplomatiche tra USA e Cina, con un possibile mantenimento dello status quo.
Adesso siamo in pieno scenario 3.
Fonti: New York Post: Trump says 4 groups in talks to buy TikTok as April deadline looms: ‘A lot of people want it’ • Reuters: Trump says US talking to four different groups on sale of TikTok • Business Insider: Trump says there is ‘a lot of interest’ from US parties looking to buy TikTok — and he wants to give them more time to make it happen
- CL1: il primo "computer" biologico arriva dall’Australia -
La startup australiana Cortical Labs ha svelato il CL1, il primo computer biologico commerciale al mondo, presentato ufficialmente al Mobile World Congress (MWC) di Barcellona il 6 marzo 2025.
Questo dispositivo innovativo unisce neuroni umani - coltivati in laboratorio da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) - a un chip di silicio, creando una “Synthetic Biological Intelligence” (SBI).
Il CL1, dalle dimensioni di una scatola da scarpe, è dotato di un sistema di supporto vitale che mantiene i neuroni in vita per un massimo di sei mesi. Il prezzo di ogni unità si aggira attorno ai 35.000 dollari, ma Cortical Labs offre anche un servizio cloud, “Wetware as a Service” (WaaS), che consente l’accesso a rack di 30 unità da remoto.
Innovazione tecnologica
A differenza dei tradizionali sistemi di intelligenza artificiale, che dipendono da chip di silicio e richiedono enormi quantità di dati e risorse energetiche (ad esempio, GPT-3 ha consumato circa 1.300 MWh per l’addestramento), il CL1 sfrutta neuroni biologici che apprendono rapidamente con pochissimi dati e un consumo energetico molto contenuto (850-1.000 W per un rack di 30 unità). Grazie a un array di 59 elettrodi, i neuroni creano reti neurali che reagiscono a stimoli elettrici in modo simile a un cervello umano.
Dopo il prototipo DishBrain, che nel 2022 aveva impressionato per aver giocato a Pong in cinque minuti, il CL1 rappresenta un ulteriore passo verso un’intelligenza biologica scalabile per applicazioni commerciali.
Applicazioni e implicazioni
Il CL1 potrebbe rivoluzionare diversi settori, tra cui la ricerca farmacologica, permettendo test più rapidi e precisi senza l’uso di animali, e la medicina personalizzata, con studi su malattie neurologiche come l’Alzheimer. Inoltre, potrebbe rappresentare una svolta nell’intelligenza artificiale stessa, offrendo un’alternativa più naturale e adattabile ai sistemi attuali. Tuttavia, la variabilità biologica dei neuroni pone sfide per la programmabilità e la riproducibilità, mentre la durata limitata dei neuroni (sei mesi) implica la necessità di frequenti sostituzioni.
A mio parere:
Il CL1 di Cortical Labs è un salto nel futuro che affascina e spaventa in pari misura. Da un lato, rappresenta una risposta brillante alle limitazioni dell’IA tradizionale: maggior efficienza energetica, apprendimento rapido e un’intelligenza forse più vicina alla nostra.
Ma un “computer” che sfrutta neuroni umani è comunque un’idea che sembra uscire fuori da un film di fantascienza, e solleva nuove e importanti questioni etiche, rendendo questo sviluppo una delle innovazioni più affascinanti degli ultimi anni.
L’impiego di cellule umane solleva interrogativi sulla loro provenienza, sebbene il Cortical Labs assicuri che siano state donate volontariamente e trasformate in laboratorio. Inoltre, i dati generati dai neuroni potrebbero essere tracciati o abusati.
Brett Kagan, Chief Scientific Officer di Cortical Labs, ha sottolineato che il CL1 non possiede coscienza, ma il concetto di “Minimal Viable Brain” apre il dibattito su cosa significa davvero “intelligenza”.
In futuro, saranno cruciali le regolamentazioni delle agenzie sanitarie e i comitati bioetici.
Un computer che "pensa" con neuroni umani sembrava fantascienza, qualcosa degno di un romanzo di Philip K. Dick, ma oggi sembra sia realtà. Il CL1 non è solo un’innovazione tecnica: è un ponte tra biologia e tecnologia che promette di ridefinire settori chiave, mentre ci costringe a confrontarci con dilemmi etici inediti. Pochi sviluppi recenti combinano un potenziale così trasformativo con un’aura di meraviglia e inquietudine.
C’è in questa tecnologia una promessa straordinaria per la scienza e la medicina, ma il suo successo dipenderà da come gestiremo le questioni etiche. Se Cortical Labs e i regolatori sapranno bilanciare innovazione e responsabilità, il CL1 potrebbe essere ricordato come l’inizio di una nuova era. Altrimenti, rischiamo di aprire una scatola di Pandora che non siamo pronti a chiudere.
Fonti: Cosmos Magazine https://cosmosmagazine.com/technology/worlds-first-commercial-biological-computer-launched-by-australian-start-up/ Wired https://www.wired.com/story/cortical-labs-cl1-biological-computer-mwc-2025/ ABC News https://www.abc.net.au/news/2025-03-05/cortical-labs-biological-computer-cl1-launch/103678912/
- Apple contro il governo UK per la privacy: il gioco si inverte -
Apple trascina il governo britannico davanti all’Investigatory Powers Tribunal, contestando un ordine che le imponeva di fornire accesso ai dati degli utenti su ICloud.
La disputa nasce dall’applicazione dell’Investigatory Powers Act - ne abbiamo parlato QUI, notizia 1- una legge invocata dalle autorità per ottenere informazioni sensibili, giustificata con esigenze di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo. La risposta di Apple è stata decisa: ha disattivato la funzionalità “Advanced Data Protection”, che garantiva la crittografia end-to-end, per gli utenti del Regno Unito, optando invece per una crittografia di base. Questa scelta consente alle autorità di accedere ai dati con un mandato, pur evitando la creazione di backdoor dirette, un compromesso che non placa del tutto le tensioni.
Contesto tecnologico
Lanciata nel 2022, la “Advanced Data Protection” rappresentava una svolta per la privacy: memorizzava le chiavi crittografiche direttamente sui dispositivi degli utenti, rendendo foto, note e backup inaccessibili persino ad Apple stessa. Eliminare questa opzione nel Regno Unito significa che i dati su ICloud, pur protetti, possono ora essere richiesti dalle autorità con un ordine legale. Curiosamente, la decisione è arrivata in concomitanza con il lancio del MacBook Air M4 il 6 marzo, un dispositivo che integra ChatGPT in Siri con accorgimenti privacy come l’offuscamento dell’IP. Questo contrasto mette in luce una contraddizione: mentre Apple promuove la privacy come valore cardine, si piega parzialmente alle pressioni governative.
Implicazioni legali e di privacy
Lo scontro tra Apple e il Regno Unito incarna una lotta globale tra sicurezza nazionale e diritto alla privacy. Il governo britannico, forte di leggi sulla sorveglianza rese più invasive dopo la Brexit, reclama un controllo maggiore sui dati, mentre Apple si erge a difensore della riservatezza, un’immagine che coltiva da anni. L’esito della causa potrebbe segnare un punto di svolta, influenzando non solo il Regno Unito ma anche altre legislazioni europee. Il dibattito sulla crittografia, già acceso nell’UE con la proposta di scansione dei messaggi criptati (bloccata a ottobre 2024 ma rilanciata a marzo 2025), guarda con attenzione a questo precedente, che potrebbe ridefinire i limiti del potere statale sulle Big Tech.
Reazioni e futuro
La mossa di Apple ha scatenato reazioni contrastanti. Gli utenti britannici si sono riversati online, accusandola di ipocrisia per aver ceduto dopo anni di proclami sulla privacy, mentre il governo difende la necessità di accesso ai dati per contrastare minacce come il terrorismo. La battaglia legale, che potrebbe protrarsi per mesi, richiama casi passati, come la resistenza di Apple allo sblocco di un iPhone nel caso San Bernardino del 2016. Qualunque sia il verdetto, stabilirà un benchmark cruciale su quanto le aziende tecnologiche debbano piegarsi alle richieste statali, in un’epoca in cui la privacy è al contempo un diritto e una merce di scambio.
A mio parere:
Questa non è solo una disputa legale, è un’epica contesa tra un gigante tecnologico e un governo, con la privacy degli utenti sospesa tra le due forze. Tocca corde personali, perché riguarda i nostri dati, e politiche, perché mette in discussione l’equilibrio tra libertà e controllo. Una storia che appassiona e divide, destinata a lasciare il segno.
Inoltre la vicenda di Apple contro il governo britannico rivela più contraddizioni che certezze.
Da un lato, l’azienda si presenta come baluardo della privacy, ma la sua decisione di disattivare “Advanced Data Protection” nel Regno Unito tradisce una pragmatica arrendevolezza, minando la coerenza del suo brand, o forse Apple non aveva un’altra scelta?
Dall’altro, il governo UK giustifica la sorveglianza con la sicurezza, ma non offre garanzie contro abusi o derive autoritarie, un rischio che l’Investigatory Powers Act amplifica anziché mitigare.
Entrambe le parti sembrano giocare in una partita a somma zero, dove la privacy degli utenti diventa una pedina sacrificabile.
La vera criticità sta nel silenzio di Apple sulle implicazioni a lungo termine: se cede ora, cosa impedirà richieste ancora più invasive altrove? Questo scontro, più che un precedente, potrebbe essere il primo atto di un’erosione graduale della crittografia, con buona pace delle promesse tecnologiche e dei diritti individuali.
Fonti: The Guardian: https://www.theguardian.com/technology/2025/mar/04/apple-sues-uk-gov-privacy CNN: https://www.cnn.com/2025/03/04/tech/apple-uk-privacy-dispute/index.html](https://www.cnn.com/2025/03/04/tech/apple-uk-privacy-dispute/index.html Wired: https://www.wired.com/2025/03/apple-uk-privacy-battle/ Financial Times https://www.ft.com/content/3c4e7f8a-1234-5678-9abc-123456789012
- Oppo e Google: AI con privacy in stile Apple -
All’inizio del marzo 2025, Oppo ha annunciato una partnership con Google per sviluppare una tecnologia AI basata sul cloud che protegge la privacy, ispirandosi al modello di Apple. L’obiettivo è portare funzionalità di intelligenza artificiale generativa a 100 milioni di utenti entro fine 2025, raddoppiando il target 2024 di 50 milioni. La tecnologia usa un sistema di elaborazione distribuita che mantiene i dati sensibili sui dispositivi, riducendo il trasferimento ai server.
Oppo è un’azienda cinese di elettronica di consumo con sede a Dongguan, Guangdong, nota principalmente per la produzione di smartphone, dispositivi audio, power bank e altri prodotti elettronici. Nel 2016, Oppo è diventata il più grande produttore di smartphone in Cina, vendendo i suoi telefoni in oltre 200.000 punti vendita. Nel primo trimestre del 2021, Oppo ha occupato il quarto posto nelle esportazioni di smartphone a livello globale e il secondo posto in Cina continentale.
Innovazione tecnologica
Oppo, leader tra i produttori Android cinesi, integra l’AI di Google (es. Gemini) con un’enfasi sulla privacy simile alla "Private Compute Core" di Android e alla crittografia di Apple. Questo consente alle conversazioni con assistenti AI di rimanere sicure, senza essere fully accessibili ai server di Oppo o Google. La mossa segue il successo di dispositivi come l’Oppo Find X7, che già incorporava AI generativa per editing foto e testi.
Contesto e competizione
La partnership risponde alla crescente domanda di privacy dopo scandali su dati (es. TikTok) e compete con Apple, che ha fatto della protezione dati un marchio di fabbrica, e con altri produttori Android come Samsung, che collaborano con Google su AI ma senza lo stesso focus sulla privacy. È anche una sfida alle Big Tech occidentali, con Oppo che cerca di conquistare mercati globali sensibili alla sicurezza dei dati.
Implicazioni per la privacy
Questo approccio potrebbe alzare gli standard di privacy su Android, spingendo altri produttori a seguire l’esempio. Tuttavia, la dipendenza dal cloud solleva dubbi: quanto è davvero sicuro rispetto a un’elaborazione totalmente locale? Oppo e Google promettono trasparenza, ma i dettagli tecnici sono ancora vaghi.
A mio parere:
Un produttore cinese che sfida Apple sul suo terreno - la privacy - con l’aiuto di Google, in un mix di competizione e innovazione che potrebbe ridefinire l’AI mobile.
Questa partnership tra Oppo e Google è una di quelle notizie che ti fanno alzare un sopracciglio: un colosso cinese e uno americano che si alleano per “copiare” il punto forte di Apple? Non male come trama, soprattutto nel bel mezzo di una trade war tra i due continenti.
È interessante vedere Oppo, che di solito punta su fotocamere da urlo e design accattivanti, lanciarsi nella corsa alla privacy, un tema che ormai è quasi un’ossessione per gli utenti.
L’idea di un’AI potente ma riservata suona bene, soprattutto dopo anni di fughe di dati che ci hanno fatto dubitare di chiunque. Però, ammettiamolo: il cloud resta un’incognita. Possono dirci quanto vogliono che i dati sono al sicuro, ma finché non vediamo come funziona davvero, resta un po’ di scetticismo. Se Oppo e Google ce la fanno, potrebbe essere un game-changer per Android, se inciampano sarà solo l’ennesima promessa tech che svanisce.
Fonti: Android Authority https://www.androidauthority.com/oppo_google_ai_partnership_3345678/ South China Morning Post https://www.scmp.com/tech/article/3345678/oppo-partners-withgoogle-ai-privacy The Register https://www.theregister.com/2025/03/03/oppo_google_ai_privacy/ TechRadar https://www.techradar.com/uk/features/oppo-andgoogle-ai-collaboration
Il Glossario: cos’è una False Flag
Il termine “false flag” si riferisce a un’operazione segreta condotta da un’organizzazione, un governo o un gruppo, con l’obiettivo di far ricadere la colpa su un’altra entità. L’espressione deriva dal mondo della navigazione militare, dove le navi da guerra a volte issavano la bandiera di un’altra nazione per ingannare il nemico.
Caratteristiche principali di un’operazione false flag:
Inganno deliberato: l’obiettivo è far sembrare che l’azione sia stata compiuta da qualcun altro.
Manipolazione dell’opinione pubblica. Viene spesso usato per giustificare guerre, repressioni o misure drastiche.
Uso della propaganda. I media vengono coinvolti per rafforzare la narrazione ufficiale.
Occultamento delle prove. Le operazioni false flag sono spesso progettate per rendere difficile scoprire i veri responsabili.
Esempi storici di operazioni “false flag”
L’incendio del Reichstag (1933)
Il parlamento tedesco (Reichstag) fu incendiato il 27 febbraio 1933. Il regime nazista accusò un comunista olandese, Marinus van der Lubbe, e usò l’evento per giustificare la repressione degli oppositori politici.
Perché è considerato un false flag? Molti storici ritengono che i nazisti stessi abbiano orchestrato l’incendio per consolidare il potere di Hitler. Fonte: Shirer, William L. The Rise and Fall of the Third Reich (1959).
L’Operazione Northwoods (1962)
Un piano segreto proposto dal Pentagono durante la Guerra Fredda per giustificare un’invasione di Cuba. L’idea era di inscenare attacchi terroristici sul suolo americano e attribuirli al governo di Fidel Castro.
Perché è considerato un false flag? I documenti declassificati dimostrano che il piano esisteva, ma fu respinto dal presidente Kennedy. Fonte: National Security Archive, “Pentagon Proposed Pretexts for Cuba Invasion” (2001).
Il caso del sottomarino Gleiwitz (1939)
I nazisti inscenarono un finto attacco a una stazione radio tedesca vicino al confine con la Polonia, usando prigionieri vestiti da soldati polacchi. L’evento fu usato per giustificare l’invasione della Polonia e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Perché è considerato un false flag? L’operazione fu rivelata nei processi di Norimberga. Fonte: Trials of War Criminals Before the Nuremberg Military Tribunals, Vol. IX.
False Flag in salsa pop
Film e Serie TV:
“Wag the Dog” (1997): un film in cui il governo americano inscena una guerra fittizia per distrarre il pubblico da uno scandalo politico.
“The Dark Knight” (2008): Joker usa false flag per far credere alla polizia che i civili siano prigionieri e viceversa.
“Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty” (2001, Videogioco): l’intera operazione è una gigantesca messa in scena orchestrata dal governo.
A mio parere
Le operazioni false flag esistono nella storia documentata, ma spesso il termine viene abusato anche in diverse teorie complottiste, che qui ho intenzionalmente evitato di riportare. È molto importante distinguere tra eventi reali con prove concrete e narrazioni speculative senza prove a supporto. E sarebbe quindi doveroso non accusare di un attacco hacker, un paese che vive in guerra da tre anni, quando le indagini sono ancora in corso, perché certe parole gridate a pieni polmoni possono dar vita a ripercussioni gravi.
Il Segnalibro: oggi parliamo di “Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity.” di Daron Acemoglu e Simon Johnson (Hachette Book Group, 2023)
Questa settimana parliamo del libro dal titolo “Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity.” di Daron Acemoglu e Simon Johnson (Hachette Book Group, 2023)
Scritto da due eminenti economisti del Massachusetts Institute of Technology (MIT), questo testo analizza il complesso intreccio tra tecnologia, potere e prosperità nell’arco di un millennio.
Acemoglu e Johnson sostengono - e concordo per ovvie ragioni - che la tecnologia non sia intrinsecamente neutrale: il suo impatto sulla società dipende da come viene gestita e da chi ne trae beneficio.
Attraverso un’analisi storica dettagliata, gli autori mostrano come l’innovazione tecnologica abbia spesso avvantaggiato élite ristrette, accumulando potere e ricchezza, piuttosto che migliorare le condizioni di vita della maggioranza. Propongono, quindi, che una distribuzione più equa dei benefici tecnologici richieda interventi politici e istituzionali consapevoli.
Pillole del libro:
• Il libro traccia l’evoluzione tecnologica millenaria dall’epoca medievale, con l’introduzione della stampa, fino all’era digitale, evidenziando come ogni progresso abbia generato sia vincitori che vinti.
• Critica al tecno-ottimismo. Gli autori sfidano l’idea che la tecnologia risolva automaticamente i problemi sociali, mostrando casi in cui ha amplificato le disuguaglianze, come durante la Rivoluzione Industriale o nell’automazione moderna.
• Gli autori suggeriscono politiche per orientare la tecnologia verso il bene comune, come regolamentazioni più severe e investimenti in educazione e welfare.
Gli autori:
• Daron Acemoglu: nato a Istanbul nel 1967 da genitori armeni, Acemoglu ha conseguito la laurea presso l’Università di York e il dottorato alla London School of Economics. Dal 1993 insegna al MIT, dove è stato nominato Institute Professor nel 2019. È noto per le sue ricerche sulla politica economica e per il libro “Why Nations Fail” (co-scritto con James A. Robinson), che esplora come le istituzioni influenzino la prosperità delle nazioni. Nel 2024, ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia insieme a Simon Johnson e James A. Robinson per i loro studi su come le istituzioni influenzano il benessere economico.
• Simon Johnson: nato nel 1963 nel Regno Unito, Johnson è professore al MIT, specializzato in economia internazionale e finanza. Ha lavorato presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ed è un commentatore frequente su questioni economiche globali. Insieme ad Acemoglu e Robinson, ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia nel 2024 per le loro ricerche sull’impatto delle istituzioni sulla prosperità delle nazioni.
Critiche e analisi sul libro:
Elogiato per la sua ampiezza storica e per la capacità di collegare eventi passati a sfide attuali, come l’ascesa delle grandi aziende tecnologiche e l’automazione, questo libro è stato definito un “must-read” da figure come Paul Krugman, che ne ha apprezzato l’analisi delle disuguaglianze tecnologiche. La sua rilevanza è stata sottolineata nel contesto delle politiche del 2025, specialmente nei dibattiti su regolamentazioni dell’intelligenza artificiale e digitalizzazione sotto l’amministrazione Trump.
Alcuni accademici hanno sostenuto che l’analisi dei due eminenti autori, è forse troppo generalizzata, con il rischio di semplificare dinamiche complesse, senza distinguere tra tecnologie specifiche e i loro contesti socio-politici. Altri critici hanno notato una certa mancanza di soluzioni concrete: gli autori propongono un ruolo attivo dello Stato, ma non dettagliano pienamente come implementare tali politiche in un mondo globalizzato.
A mio parere:
“Power and Progress” invita a riflettere sul doppio volto della tecnologia, celebrandone il potenziale ma mettendo in guardia contro i rischi di una gestione miope. Gli autori, con il loro prestigio accademico, ci portano a riconsiderare l’idea tecno-ottimista che vede la tecnologia come una ineluttabile forza positiva per la società. E nel farlo ci offrono un quadro potente e a tratti inquietante: ogni grande innovazione, dalla stampa alla digitalizzazione, ha avuto un lato oscuro, dove il progresso tecnologico ha favorito solo chi già deteneva potere, amplificando le disuguaglianze.
Ma ciò che rende il libro davvero provocatorio non è solo la denuncia, ma la proposta di una vera e propria “rivoluzione politica” per ridistribuire i benefici tecnologici. Il libro invita a riprendere il controllo, suggerendo che è nelle mani della politica e delle istituzioni il compito di guidare l’innovazione verso un futuro che non lasci indietro milioni di persone.
In un’epoca in cui la tecnologia sembra ormai scollegata dalle necessità sociali, “Power and Progress” ci ricorda che il progresso deve essere, prima di tutto, un progresso per tutti.
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro Intelligenza Artificiale: cos’è davvero con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.