DOGE: il sogno dell’efficienza o l’alba di un panopticon digitale? - settimana di FINE APRILE-INIZIO MAGGIO 2025
di Claudia Giulia Ferraùto - 2 maggio 2025
Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
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DOGE: il Cavallo di Troia del Panopticon Statunitense
Il Department of Government Efficiency (DOGE), guidato da Elon Musk, promette efficienza ma solleva timori di un “panopticon digitale”. Con accesso a dati sensibili e uso di AI, DOGE rischia di compromettere privacy e democrazia, come anticipato da questo settimanale a febbraio. La centralizzazione dei dati e la collaborazione con aziende come Palantir alimentano il rischio di sorveglianza, mentre errori nell’analisi dati, come quelli sulla Social Security, evidenziano vulnerabilità.
DOGE: il sogno dell’efficienza o l’alba di un panopticon digitale?
In appena cento giorni, il Department of Government Efficiency (DOGE), guidato da Elon Musk, ha ridisegnato il panorama del governo statunitense, sollevando interrogativi inquietanti sull’uso di dati e intelligenza artificiale (IA).
Oggi torno nuovamente a parlare del ruolo di DOGE nella centralizzazione di informazioni sensibili, analizzando i rischi per la privacy e la democrazia. Tema che avevo già anticipato analizzando le mosse di Musk nelle prime fasi del mandato.
È impossibile non rilevare che sta emergendo il profilo di un sistema di sorveglianza potenzialmente senza precedenti.
Tra promesse di efficienza e pericoli di abuso, DOGE si trova al crocevia pericoloso tra tecnologia, politica e libertà individuale.
DOGE: efficienza o sorveglianza?
Il DOGE, nato per snellire la burocrazia federale e ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche, si è rapidamente trasformato in un’entità controversa. Secondo un articolo recente di Tech Policy Press, nei suoi primi cento giorni il DOGE ha avuto accesso a dati sensibili da agenzie come il Department of Homeland Security, l’IRS e la Social Security Administration, con l’obiettivo di creare un “master database” per scopi come il rimpatrio di immigrati. L’AI, utilizzata per analizzare questi dati, promette di identificare sprechi e frodi, ma rischia di amplificare errori sistemici e violare i diritti civili. Un caso emblematico è l’errata interpretazione di Musk sui dati della Social Security, dove milioni di ultra-centenari risultavano “vivi” per limitazioni tecniche, non perché ricevessero realmente benefici.
Come scrivevo nel mio settimanale Tech e Privacy di febbraio, anticipando quanto stava avvenendo e quanto oggi sta emergendo con maggiore chiarezza, l’accesso di DOGE a informazioni federali, spesso gestito dal nuovo personale a servizio di Musk, ha probabilmente compromesso l’intera sicurezza dei dati dei cittadini statunitensi.
A febbraio spiegavo QUI che a mio parere il DOGE si stava configurando come un cavallo di troia nel sistema. Sono lieta di constatare che la mia analisi, in cui definivo il DOGE come un potenziale ‘cavallo di Troia’, pubblicata a febbraio, è stata successivamente ripresa da importanti testate nazionali italiane. Questo conferma non solo la mia intuizione ma anche l’importanza e l’attualità del tema a mesi di distanza.
Tornando al tema, ex dipendenti del USDS - United States Digital Service, TEMPORANEAMENTE rinominato United States DOGE Service, tanto l’acronimo resta lo stesso e nessuno se ne accorge - hanno denunciato persone prive di badge ufficiali, nonché sistemi informatici vulnerabili.
Questa mancanza di trasparenza alimenta il timore - per usare un eufemismo - che il DOGE possa diventare uno strumento di sorveglianza politica, specialmente sotto la guida di Musk, le cui aziende, come X e xAI - concetto che anticipavo in questo settimanale già due mesi fa - potrebbero trarre vantaggio dai dati raccolti.A febbraio infatti scrivevo: “L’accesso di un imprenditore privato a sistemi governativi senza una supervisione istituzionale chiara rappresenta un’anomalia per il funzionamento delle istituzioni democratiche. Senza un adeguato controllo, chi garantisce che dati sensibili non vengano utilizzati per fini privati, strategici o commerciali?”
The Atlantic, in un articolo pubblicato qualche giorno fa dal titolo “American Panopticon”, avalla la mia drammatica ipotesi di febbraio dipingendo un quadro allarmante in cui descrive il DOGE come l’architetto di un “panopticon americano”. Un ordine esecutivo di marzo 2025 ha ordinato l’eliminazione dei silos di dati, favorendo un database centralizzato. Esperti avvertono che potrebbe essere usato per colpire individui in modo mirato.
So che mi ripeto, ma ripetermi mi piace molto in certi casi, due mesi fa a proposito del DOGE scrivevo: “Se non saranno adottate presto misure di regolamentazione chiare e stringenti, questo potrebbe ridefinire il concetto stesso di governance e sicurezza nazionale.”
Perché sta succedendo? L’intersezione tra dati federali, AI e potere politico crea una minaccia senza precedenti per la privacy.
Come evidenziato da Tech Policy Press, l’AI può perpetuare pregiudizi, come dimostrato da strumenti di assunzione che favoriscono candidati bianchi o maschi. A Febbraio su “Tech e Privacy”, avevo sottolineato il rischio di un’erosione della fiducia pubblica se i dati vengono usati per scopi politici o commerciali. The Atlantic avverte che l’infrastruttura per una sorveglianza draconiana è già pronta, manca solo l’autoritario giusto per sfruttarla. Mi chiedo però se The Atlantic abbia ragione su questo punto: davvero manca il personaggio autoritario giusto per sfruttarla?
Le critiche al DOGE trovano eco in segnalazioni concrete. Whistleblower indicano che DOGE sta compromettendo operazioni cruciali, come quelle della Social Security, con ritardi nei pagamenti. La collaborazione con aziende come Palantir - trovate un mio articolo sulla questione QUI - per un “mega API” solleva ulteriori preoccupazioni sull’interconnessione di dati biometrici e personali a livelli mai visti prima.
Una breve lista riassuntiva sul DOGE
Accesso ai dati. DOGE ha ottenuto informazioni da Department of Homeland Security, IRS, Social Security Administration e Department of Labor, inclusi dettagli su lavoratori migranti e richiedenti visti. Finanziamenti. 56 milioni di dollari stanziati per DOGE dal 27 gennaio 2025, di cui 39 milioni da trasferimenti Economy Act e il resto da fondi ITOR non obbligati. Errori AI. Musk ha erroneamente affermato che milioni di ultra-centenari ricevessero pagamenti Social Security, a causa di limitazioni tecniche nei database. Collaborazioni. Possibile partnership con Palantir per un “mega API” di centralizzazione dati.
A mio parere
Il caso DOGE evidenzia una tensione cruciale: l’efficienza governativa è necessaria, ma a quale costo? La centralizzazione dei dati e l’uso indiscriminato dell’IA rischiano di creare un sistema che erode le libertà individuali. Come suggerivo a febbraio, servono (ma sarebbe meglio dire servivano, ormai i buoi sono scappati) normative chiare e un rafforzamento della sicurezza informatica. Servirebbe un intervento del Congresso per limitare il potere di DOGE, e tutelare il bilanciamento tra innovazione e diritti civili e digitali.
In un’epoca in cui la tecnologia supera i controlli, il futuro della privacy americana dipende dalla vigilanza di cittadini, legislatori e attivisti. Per ora, il panopticon digitale è un’ombra scura e marginalmente incerta che aleggia pericolosamente, ma i suoi contorni si fanno ogni giorno più definiti.
Le mosse di DOGE, confermano i timori sull’accesso incontrollato di Musk ai dati di milioni di cittadini americani senza adeguata supervisione. La centralizzazione di informazioni sensibili, gestita con strumenti AI privi di trasparenza, non solo rischia di compromettere la privacy, ma apre la porta a un uso politico o commerciale dei dati, come paventato dalla potenziale sinergia con aziende di Musk come X o xAI.
La visione di Musk della sua famosa app-totale - che sta realizzando tramite la piattaforma X - collegata a banche, shopping, AI e altre funzioni e servizi, sembra infatti allinearsi con questa centralizzazione, amplificando i rischi. Con l’AI, questo sistema potrebbe diventare politicamente pericoloso (oltre che unilateralmente redditizio).
Questo scenario erode la fiducia pubblica e minaccia i principi democratici, poiché un sistema di sorveglianza centralizzato potrebbe essere sfruttato per colpire dissenso o minoranze, come suggeriscono gli errori già emersi nell’analisi dei dati della Social Security.
Guardando oltre gli Stati Uniti, questa evoluzione offre un monito all’Italia.
Più volte, con la scusa di gestire crisi come il Covid o di migliorare l’efficienza burocratica, si è rischiato di accentrare poteri e dati, mettendo in discussione il principio di decentralizzazione sancito dalla Costituzione italiana. Questo principio, pilastro della democrazia, garantisce un equilibrio, prevenendo abusi di potere.
Il caso DOGE ci ricorda e mette in guardia sul fatto che l’efficienza non può mai giustificare la compressione delle libertà fondamentali: in Italia, come altrove, la vigilanza resta essenziale per evitare che il miraggio della modernizzazione tecnologica si trasformi in un’ombra autoritaria.
Nota chi che reputa la privacy “una fisima”:
• Tanta è la fragilità di un sistema governativo democratico, di tutelare dati e privacy dei cittadini, tanta è la fragilità della suddetta democrazia.
• Una democrazia forte ha un sistema di rispetto della privacy e sicurezza nella gestione dei dati, forte.
Condivido queste riflessioni sperando che possano arricchire il dibattito pubblico. Invito chi troverà ispirazione nelle mie analisi, come l’etichetta ‘cavallo di Troia’ applicata al DOGE – proposta in questo settimanale due mesi prima che fosse ripresa da altre testate senza citarne l’origine – a riconoscerne la provenienza, citando l’autrice e questa pubblicazione, nel rispetto del valore del contributo intellettuale e della trasparenza nel confronto.
QUI PER LEGGERE TUTTI GLI APPROFONDIMENTI DELLA SETTIMANA
Analista indipendente, opero con passione per la verità e l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dopo il praticantato, ho scelto di cancellarmi per coerenza etica in relazione ad esperienze con figure istituzionali. Laureata con lode in Architettura e Urbanistica, ho affinato la mia analisi tra studi professionali, cantieri navali e ricerca tecnologica. Ho collaborato con testate come Il Foglio, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, contribuendo con articoli e analisi. Da tre anni curo una rubrica di tecnologia negli spazi dell’Istituto Bruno Leoni, approfondendo temi di innovazione e analisi. Co-autrice e curatrice del libro “Intelligenza Artificiale: cos’è davvero” con prefazione di Piero Angela, per Bollati Boringhieri.
Fonti
Tech Policy Press: https://www.techpolicy.press/100-days-of-doge-assessing-its-use-of-data-and-ai-to-reshape-government/
Tech e Privacy -III settimana di Febbraio 2025 : https://claudiagiulia.substack.com/p/tech-e-privacy-lll-settimana-di-febbraio
The Atlantic: https://www.theatlantic.com/technology/archive/2025/04/american-panopticon/682616/
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