Crypto Strategic Reserve: il lato oscuro del lancio di Trump
di Claudia Giulia Ferraùto (5 marzo 2025)
Questo articolo fa parte della Newsletter settimanale “Tech e Privacy”
Il 2 marzo 2025, Donald Trump ha annunciato la creazione della Crypto Strategic Reserve per gli Stati Uniti, che includerà criptovalute come Bitcoin, Ethereum, XRP, Solana e Cardano. Questa iniziativa, che si inserisce in un ordine esecutivo del gennaio 2025, ha avuto un impatto immediato sui mercati globali, con Bitcoin che ha toccato i 93 mila dollari, mentre altre criptovalute hanno visto aumenti significativi. In questo contesto, Trump ha riaffermato l’ambizione degli Stati Uniti di diventare la capitale cripto del mondo.
Questa mossa ha riscosso molte preoccupazioni.
Abbiamo già parlato la scorsa settimana di come il governatore della Banca d’Italia, Panetta - vedi notizia 2 - avesse già espresso gravi riserve sulla deregulation nel settore delle criptovalute, sostenendo dubbi sull’origine dei fondi necessari per finanziare l’acquisto di queste criptovalute e sulla loro potenziale di destabilizzazione economica.
Un altro aspetto molto controverso riguarda la nomina di nominato “White House AI & Crypto Czar” dal presidente Donald Trump il 5 dicembre 2024. In questo ruolo, Sacks guida le politiche dell’amministrazione in materia di intelligenza artificiale e criptovalute, con l’obiettivo di stabilire un quadro normativo che favorisca lo sviluppo del settore negli Stati Uniti. Oltre a questo incarico, Sacks presiede il President’s Council of Advisors on Science and Technology, un organismo consultivo che fornisce consulenza al presidente su questioni scientifiche e tecnologiche. È importante notare che Sacks, pur ricoprendo ruoli governativi, mantiene anche impegni nel settore privato, cosa che sta suscitando discussioni riguardo a possibili conflitti di interesse.
Tuttavia, la scelta di Sacks sollevato polemiche anche per un’altra questione spinosa, considerata che è coinvolto in un ETF cripto, in cui sono presenti casualmente i titoli selezionati da Trump, e questo alimentando dubbi - per usare un eufemismo - su possibili conflitti d’interesse.
Questo infatti configurarsi come un caso di insider trading, e in molti chiedono un’indagine del Congresso per capire se gli interessi personali di Sacks e Trump non stiano influenzando le politiche relative alle criptovalute, non solo negli Stati Uniti, ma a livello globale.
La creazione di questa riserva solleva poi anche interrogativi più generali. Le criptovalute, essendo volatili e prive di valore intrinseco, non producono un rendimento reale, mentre comportano, tra le altre variabili, enormi costi energetici.
Un fattore chiave che destabilizza ulteriormente il quadro, è l’acquisto di criptovalute con fondi pubblici, in un periodo in cui gli Stati Uniti stanno riducendo drasticamente proprio le spese pubbliche, è contraddittorio, oltre che problematico e molto rischioso. Se il governo degli Stati Uniti, con un deficit del 6,5% del PIL, intraprende questa strada, le ripercussioni potrebbero estendersi a livello globale, contribuendo a una destabilizzazione economica che potrebbe colpire anche l’economia di Paesi alleati e i mercati finanziari globali.
C’è poi da dire che la selezione di Bitcoin e Ethereum rispetto ad altre criptovalute solleva domande più che lecite. Trump infatti sembra favorire determinate criptovalute, influenzate dagli interessi economici e politici di alcuni suoi contatti. Se questo si rivelasse vero, cosa non così improbabile, potrebbe configurare un uso improprio delle risorse pubbliche per restituire favori a chi lo ha sostenuto, un aspetto che potrebbe avere effetti destabilizzanti che si ripercuoterebbero - di nuovo - anche su altri attori globali nel settore delle criptovalute
Per non farci mancare niente, alcuni esperti avvertono che pur essendo le criptovalute un asset che potrebbe apprezzarsi nel tempo, la loro volatilità e la mancanza di liquidità le rendono difficilmente utilizzabili come riserva di valore per una nazione, figuriamoci quindi per il sistema economico globale!
L’annuncio della Crypto Strategic Reserve per gli Stati Uniti ha innescato inizialmente un aumento immediato dei prezzi di queste criptovalute, seguito poi da una correzione in discesa. Insomma si balla.
A mio parere:
Vorrei prima di tutto fare con voi una breve riflessione a margine della vicenda. Ciò che sta accadendo è in aperto contrasto con l’idea originaria dei Bitcoin, nati come moneta anarchica, punk e decentralizzata. L’avidità li ha trasformati in un asset speculativo integrato nel sistema finanziario globale, tradendo alla radici la sua missione iniziale. E qui - perdonatemi - uccido la poesia del dolce ricordo punk che ho evocato in tutti voi poco fa, per rimettere la prospettiva a terra e sottolineare il fatto che se la missione iniziale dei Bitcoin era intrinsecamente diversa dalla condizione attuale, una ragione c’è e basterebbe questo a destare un forte motivo di preoccupazione.
Tornando al punto in questione, mentre l’idea di una riserva cripto sembrerebbe - in apparenza - voler rafforzare la posizione degli Stati Uniti nel panorama digitale globale, le implicazioni per l’economia statunitense e mondiale sono tutt’altro che trascurabili. Le preoccupazioni riguardo alla stabilità economica globale, l’alta volatilità delle criptovalute, i conflitti di interesse, la mancanza di trasparenza potrebbero comportare rischi enormi per l’intero sistema finanziario internazionale. Siamo davanti a un terreno inquieto e inesplorato.
La domanda drammatica di fondo è: chi pagherà il prezzo di queste decisioni e quali saranno le ripercussioni per il futuro delle economie globali?
Fonti: Bloomberg: Trump Sparks Crypto Rally by Saying More Coins to Be in Reserve •The Verge: The crypto industry got what it paid for •CoinDesk: Trump’s Strategic Crypto Reserve is a Positive, Market Has Got it Wrong, Bitwise Says •Financial Times: Crypto prices jump as Donald Trump names tokens included in strategic reserve
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